La guerra di Fortnite contro Google e Apple

Gli ideatori del videogioco contestano il metodo delle commissioni per gli acquisti on line decisi dai due colossi. Causa milionaria.

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di Valeria Panzeri

È guerra aperta: da una parte Epic Games – azienda ideatrice del fortunato videogioco Fortnite, che vanta oltre 350 milioni di affezionati nel mondo – dall’altra due giganti del calibro di Apple e Google. Il produttore di videogiochi da tempo mostrava insofferenza verso la policy dei colossi che distribuivano, mediante App Store e Google Play, il celebre gioco, trattenendo in cambio una commissione del 30% sul business legato ai contenuti aggiuntivi, rigorosamente a pagamento.

Epic Games ha quindi deciso di ballare da sola, annunciando sui social la possibilità per gli utenti di pagare direttamente l’azienda per ogni acquisto effettuato all’interno dell’applicazione, bypassando Apple e Google: privati così della loro fetta di guadagno. Manovra che, secondo quanto dichiarato da Epic, consentirebbe agli estimatori del gioco di risparmiare circa il 20%.

L’audace mossa non è passata inosservata a Cupertino né a Mountain View. I due titani hanno risposto in modo compatto, ritirando entrambi Fortnite dai loro store online e impedendone, di fatto, la distribuzione. Epic Games ha risposto intentando una causa legale contro Apple e Google in cui chiede a un giudice federale di ordinare ai due pesi massimi del tech di interrompere la loro "condotta anticoncorrenziale". Nella causa si sostiene che "Apple è più grande, più potente, più radicata e più perniciosa dei monopolisti del passato".

Medesimo copione, e destino, anche per Google. La società li accusa di imporre "restrizioni irragionevoli e illegali per monopolizzare completamente entrambi i mercati e impedire agli sviluppatori di software di raggiungere più di un miliardo di utenti dei loro dispositivi mobili, a meno che non passino attraverso un unico negozio controllato".

L’azienda fondata da Steve Jobs non ci sta e ha già reso noto che questa politica si rende necessaria per mantenere le applicazioni e i loro utenti al sicuro da hacker e truffatori, affermando che la commissione del 30% che applica sulle transazioni è legittima per prendersi cura del negozio.

E il mondo sta a guardare con interesse: ciò che appare infatti una querelle privata, potrebbe invece rivelarsi l’antipasto di una più ampia rivoluzione. Ci si chiede, per esempio, se altri sviluppatori seguiranno la strada verso l’emancipazione tracciata dai ’ribelli’.

Occhi puntati sulla decisione del tribunale, chiamato ad esprimersi su una questione che potrebbe sparigliare assetti e dinamiche milionarie. Al momento, per coloro che volessero correre ai ripari, il popolare game si trova ancora su Galaxy Store (non è dato sapere per quanto).