La guerra del fisco Il rilancio di Salvini "Flat tax al 15 per cento anche per i dipendenti"

Il leader leghista va oltre Berlusconi, che aveva proposto quota 23. Non si allenta la tensione sulla leadership. Ultimi ritocchi alle liste

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ROMA

Per massimizzare il vantaggio indicato dai sondaggi, Lega e Forza Italia puntano forte sulla flat tax. "Vogliamo estenderla al 15% anche ai dipendenti. Ci possiamo riuscire in 5 anni. Ci sono già persone che la pagano e sono le partite iva" dice Matteo Salvini oltre la proposta di Silvio Berlusconi: "Quando saremo al governo applicheremo una flat tax al 23% per tutti: famiglie e imprese. Per alleggerire la pressione fiscale, per combattere davvero l’evasione e aumentare le entrate dello Stato" (il che, a detta di Antonio Tajani, coordinatore azzurro, "è più realizzabile"). Il passo ulteriore di ieri della Lega è non tanto abbassare la flat tax al 15% (Salvini l’aveva già fatto), ma andare oltre le partite Iva (sinora si parlava di un innalzamento fino a 100 mila euro). E non è un passo da poco. Non a caso il Pd, con il capogruppo democratico in commissione Finanze alla Camera Gian Mario Fragomeli, lo boccia su tutta la linea definendo la proposta "ingiusta e insostenibile" perché "rischia di portarci in default". Non a caso è più cauta Fratelli d’Italia che è piuttosto a favore di una flat tax sui redditi incrementali (cioè sul reddito aggiuntivo rispetto all’anno precedente), una misura che avrebbe un impatto, anche sui conti, di molto inferiore.

Nel centrodestra non si allenta la tensione sulla leadership: "Il partito che prende più voti propone il nome del premier" e quel nome per Fd’I è il mio" spiega la Meloni. Salvini replica: "Se gli italiani danno un voto in più alla Lega sono pronto a prendermi l’onore e l’onere di prendere per mano questo Paese e di scegliere il meglio per questo Paese".

Nell’attesa, si lavora freneticamente alle liste. La domanda. Berlusconi si candida? La riposta (di Tajani): "Sono convinto di sì, ma deve decidere lui". In Fd’I pare scontata la riconferma della candidatura di praticamente tutti gli eletti. A Palazzo Madama 21 senatori, alla Camera 37 deputati. A guidare i parlamentari saranno i deputati Francesco Lollobrigida, Fabio Rampelli, Giovanni Donzelli, al Senato Isabella Rauti, Gianbattista Fazzolari, Ignazio La Russa e Daniela Santanchè. Anche la Lega pensa a ricandidare molti degli uscenti: nel Lazio correranno quasi sicuramente Claudio Durigon, per il Senato, e Giulia Bongiorno. New entries il sottosegretario al Mef, Federico Freni e l’ex candidata vicesindaco a Roma, Simonetta Matone. Leghisti storici come Roberto Calderoli, Massimiliano Romeo e Massimo Garavaglia sono attesi in Lombardia, dove resta in forse – ma è più no che sì – la candidatura del fondatore Umberto Bossi. In Veneto tocca al Alberto Stefani, gà coordinatore regionale. E sempre in Veneto dovrebbe correre per FI la presidente del Senato, Elisabetta Casellati. Per gli azzurri in Lombardia si pensa a Marta Fascina, la fidanzata di Berlusconi, Licia Ronzulli e Stefania Craxi. Tornando al Veneto sono insistenti i rumors su Elena Donazzan in lista per FdI, assessore alle politiche del lavoro e alle pari opportunità della giunta Zaia. Anche Il patron della Lazio, Claudio Lotito potrebbe trovare posto col centrodestra. Il presidente del club avrebbe un dialogo aperto con Lega e FI.

Alessandro Farruggia