Giovedì 18 Aprile 2024

La giustizia è inceppata e va riformata

Gabriele

Canè

Meloni sta con Nordio. Lo ha certificato Palazzo Chigi, e il caso, per quanto riguarda il Governo, è oramai chiuso. Nessun dubbio, del resto, che le cose prendessero questa piega: lei lo ha voluto, e non lo molla certo se Tizio o Caio fanno una raccolta di firme, ma perché pensa come molti italiani che la nostra giustizia abbia finalmente diritto alla G maiuscola, e che Nordio possa essere l’uomo adatto, magari con qualche aggiustamento sul fronte della comunicazione. Dettagli. Il problema vero resta quello del funzionamento di una macchina che batte in testa nei tempi e nei modi, non a caso finita nel mirino dell’Europa attraverso il Pnrr. Qualcosa ha fatto Cartabia, altro è da fare armandosi della pazienza di Giobbe, come ha detto il Guardasigilli, ma soprattutto di stivali di gomma per camminare nell’attuale palude di intrecci politici, correntizi e rivalità personali, per dare al Paese una riforma efficace, complessiva. Si è parlato in questi giorni delle intercettazioni. Giusto. Guai a smantellare uno strumento fondamentale di supporto alle indagini, ma stop anche all’uso che ne viene fatto come macchina del fango attraverso i media. Un tema su cui era prevedibile lo scontro tra Nordio, che da Pm non ha mai fatto uscire una riga della sua maxi inchiesta sul Mose, e tanti colleghi che infilano nei faldoni pubblici anche colloqui privati. "Appena lei dorme, arrivo". Una vergogna. Del resto è attorno alle Procure che si giocano le partite più importanti, e più verminose, come da rivelazione di Palamara sul Csm. Il cappio della Ue ci impone di fare meglio, e certo sarà difficile fare peggio. Meloni e Nordio vanno avanti. Vedremo. Dovranno turarsi le orecchie per non sentire le grida, anche della loro maggioranza "polifonica". Scricchiolii. Piccole crepe. Da cementare con proposte di buon senso, fornendo uomini e mezzi necessari. Mettendo ognuno al suo posto. E alla Giustizia la sua G maiuscola.