Giovedì 25 Aprile 2024

Leonardo Da Vinci, la genetica non basta. Il suo genio è inspiegabile

L'inventore è una ossessione degli scienziati: la vita passata al setaccio. Tra i discendenti, nel 2016, era già stato individuato il regista Zeffirelli

Franco Zeffirelli era uno dei 35 discendenti ritrovati di Leonardo Da Vinci

Franco Zeffirelli era uno dei 35 discendenti ritrovati di Leonardo Da Vinci

L’interessato direbbe: giù le mani dal mio DNA. E pazienza per i discendenti ancora vivi, per chi spera che basti un gene a fare il genio. Leonardo Da Vinci scelse la dissolvenza. Blindò la propria vita riducendosi a scrivere allo specchio perché nessuno mettesse il naso fra i suoi pensieri.

Uomo di scienza, non ha fatto i conti con le implicazioni della medesima. E con la curiosità dei posteri, che dopo avere tormentato i mammut e l’uomo di Neanderthal adesso mettono alle strette i suoi cromosomi. Non ci basta avere tenuto in ostaggio la Gioconda e gli schizzi di marchingegni portentosi. Vogliamo il suo acido desossiribonucleico. Ci muoviamo come artigiani goffi su impalcature disagevoli, ma lo marchiamo stretto. E la caccia a un possibile erede di quella mente prodigiosa è arrivata a un punto di non ritorno.

Alessandro Vezzosi e Agnese Sabato sfidano il mistero da decenni. Lacune, errori, approssimazioni: tutto corretto e precisato. Nel 2016 erano arrivati alla diciannovesima generazione, individuando solo due maschi viventi in linea diretta (uno era Franco Zeffirelli).

Oggi aggiustano il tiro, perché così fa la scienza che piacerebbe anche al maestro imprendibile. E se è vero che il cromosoma Y rimane quasi invariato per 25 generazioni, non è improbabile arrivare al marcatore di Leonardo, con tutto il bagaglio di informazioni che segue.

Cosa c’è dietro una mente magnifica, la prestanza fisica, il mancinismo corretto e la straordinaria capacità visiva? E se queste risposte non bastassero, grazie alle nuove scoperte si potrebbe arrivare a verificare l’autenticità di altri reperti aprendo così le prime connessioni fra biologia e arte. Forse ci siamo fatti un’idea esagerata sui geni e sul destino di chi li porta, ma la prospettiva aperta dai nuovi studi per noi amanti del gossip - anche postumo - è affascinante.

La curiosità era la cifra del genio: capirà e saprà perdonare. Uscito precocemente dalle nebbie del Medioevo, Leonardo lasciò il mondo nel 1529 a 67 anni e da allora non si è mai smesso di parlare di lui e delle sue idee da autodidatta irrequieto. Non ci basta, ma sappiamo dalle Vite del Vasari che era fighissimo e forte: "Con la destra torceva un ferro d’una campanella di muraglia et un ferro di cavallo come se fusse piombo…". Svettava con il suo metro e 73 in tempi di uomini sottodimensionati, aveva capelli e barba fluenti, portava abiti sgargianti.

Sul lato romantico è stato bravissimo, infatti non sappiamo quasi nulla a parte le sue perplessità a proposito dell’atto sessuale: "Il coito e le membra a quello adoprate son di tanta bruttura…". Restò celibe, subì un processo per sodomia e sulla sua omosessualità non è mai stata detta l’ultima parola.

Freud lo tampinò dal punto di vista onirico trovando ricco di spunti il sogno, riferito in un manoscritto, in cui viene visitato in culla da un nibbio che gli apre la bocca con la coda. Alcuni neurologi hanno ipotizzato che fosse dislessico, cosa che giustificherebbe la scrittura rovesciata. Probabilmente lo faceva apposta per proteggersi dal plagio, dalla censura ecclesiastica e dai ficcanaso del secolo ventunesimo. Aveva avuto la visione dell’aereo, del paracadute, della muta da sub. Con tutto l’impegno, non poteva immaginare di essere stanato da una doppia elica.