RICCARDO JANNELLO
Cronaca

La fuga di Kimba a Ladispoli. La gabbia del leone era aperta. Il capo del circo: "Sabotaggio"

Errore umano o atto volontario: la procura aprirà un’inchiesta. Ieri manifestazione degli animalisti. Il felino era già scappato nel 2017: anche allora il domatore parlò di "azione premeditata".

La fuga di Kimba a Ladispoli. La gabbia del leone era aperta. Il capo del circo: "Sabotaggio"
La fuga di Kimba a Ladispoli. La gabbia del leone era aperta. Il capo del circo: "Sabotaggio"

LADISPOLI (Roma)

Il leone Kimba ha passato una domenica tranquilla nella sua gabbia vicina a quella degli altri animali del Rony Roller Circus. La sua passeggiata di sabato per le strade della cittadina laziale è stata emozionante e pericolosa, ma alla fine si è conclusa verso le 21 con l’animale narcotizzato dal secondo sparo degli addetti dell’Asl e catturato senza che avesse fatto danni per poi tornare nella sua “casa” dentro il bagagliaio di un’auto. Danni no ma polemiche assai, soprattutto quelle del sindaco di Ladispoli, Alessandro Grando, una cui recente delibera per evitare la presenza nel territorio comunale di circhi con animali era stata cancellata dal Tar. "Spero – dice ora – che l’episodio metta la parola fine allo sfruttamento degli animali per questi spettacoli".

Non sarebbe la prima volta che il felino si allontana dalla sua gabbia: Kimba, quella volta in compagnia di un altro leone, nel maggio 2017 a Corcolle (periferia di Roma) limitò il suo giretto nell’area del circo e fu presto catturato e rimesso in gabbia. Il suo proprietario, Rony Vassallo, 48 anni, discendente di una storica famiglia di acrobati e domatori ("proveniamo dai saltimbanchi medievali e ci conoscono in tutta Europa", dice) parlò di una "azione premeditata" e dichiarò che la moglie aveva visto due ragazzi armeggiare attorno alla gabbia e poi darsi alla fuga in scooter, senza che uno straccio di telecamera o altre prove potessero confermare la versione.

Un po’ quello che sostiene anche oggi, senza dire chi potrebbe avercela con lui e la sua attività, ricevendo in risposta una forte critica da parte degli animalisti che ieri hanno anche manifestato davanti al circo. In particolare l’Aidaa (Associazione italiana difesa animali e ambiente) prende le distanze dall’ipotesi di sabotaggio e attende quello che verrà fuori dall’inchiesta giudiziaria che la Procura della Repubblica di Civitavecchia aprirà appena ricevuto il rapporto delle forze dell’ordine che stanno indagando sulla passeggiata del felino. Le ipotesi sono diverse e su queste si sta lavorando prima di aprire il fascicolo a carico di ignoti.

La certezza, non certo tranquillizzante, è che la gabbia fosse aperta, se per un errore umano (ha involontariamente procurato la fuga chi ha cibato Kimba), se per un lucchetto difettoso o se per un sabotaggio (il lucchetto tagliato) questo dovrà essere chiarito dai carabinieri che sono all’opera e hanno sentito Vassallo e gli altri circensi.

La pista di un atto volontario è sostenuta dai proprietari del circo. Il titolare, come fece a Corcolle, ha dichiarato che tre persone sarebbero state viste nei pressi della gabbia. Potrebbero essere state loro ad agevolare la fuga del leone. Al momento però nessuna conferma trapela e non sembrano esserci elementi che possano avallare l’ipotesi che, se fosse vera, salverebbe il circo dalle responsabilità.

"Il lucchetto – incalza l’Aidaa che al sabotaggio degli animalisti proprio non crede – potrebbe essere stato tagliato proprio dopo la fuga del leone da parte di chi ha lasciato la gabbia aperta per costruirsi un alibi". Affidandosi alla magistratura, l’associazione presieduta da Erasmo Carrera insiste sulle condizioni degli animali, specialmente i felini, nei circhi: "Quello che interessa a noi è il benessere di Kimba e di tutti gli altri animali di quel circo e di tutti gli altri; benessere che non può esserci dentro le gabbie viaggianti di pochi metri quadrati. Per questo abbiamo inviato un esposto alla Procura per chiedere che il leone venga sequestrato e affidato a un santuario dove possa vivere libero il resto della sua vita". Una passeggiata non più sotto gli occhi impauriti degli abitanti, ma nelle savane dell’Africa.