Mercoledì 24 Aprile 2024

La Francia va alla guerra contro i siti porno

Approvata una legge che blocca l’accesso se non c’è la verifica dell’età degli utenti. Le piattaforme rischiano maxi multe: così chiudiamo

di Riccardo Jannello

Un decreto del governo presieduto da Jean Castex cerca di porre il freno all’accesso dei minorenni ai siti pornografici in Francia. Ma come possono essere verificate le età dei clienti senza violare le più elementari regole sulla privacy? E soprattutto come si può accertare che chi dichiara la maggiore età sia davvero seduto davanti al pc e non "copra" un giovane? Il provvedimento è stato scritto seguendo le indicazioni del Comitato superiore dell’audiovisivo (in sigla Cas), che sono quelle per bloccare gli accessi e impedire il reato più grave: la diffusione della pedopornografia.

Il decreto, composto di sei articoli, concede la possibilità al Comitato di rendere inaccessibile su tutto il territorio nazionale un sito pornografico che permette la fruizione ai minori. Il problema più evidente da risolvere è quello che venga stabilita con esattezza l’età di chi accede al sito. Qualcuno di essi richiede solo di cliccare su una domanda facile facile: hai 18 anni o più? Difficile che un ragazzino preso in fallo lo neghi, ricordando l’esempio delle dichiarazioni mendaci di chi voleva entrare al cinema per un film vietato. Si rischia quindi di provocare una chiusura generalizzata che può coinvolgere tutti i siti specializzati in prestazioni per adulti. E infatti in Francia ci sarebbero già sotto la lente di ingrandimento dei magistrati domini ben noti anche in Italia, come Pornhub e Youporn.

"Non vorrei – dice una fonte autorevole - che tutto questo portasse a una censura indiscriminata di internet". Per quel che riguarda il nuovo decreto, l’operazione inizia quando qualcuno – genitore o associazioni in difesa dei minori e delle famiglie – segnala la mancata prevenzione. A questo punto di dà il via a un iter molto farraginoso. Il Comitato, accertata la bontà della segnalazione, diffiderà il sito che avrà quindici giorni di tempo per le contromisure. In caso contrario, il responsabile legale rischia una denuncia penale per "attentato alla persona", pena massima tre anni di carcere e 75mila euro di multa, oltre al blocco dell’indirizzo Ip.

A quel punto se un qualsiasi utente tenterà di entrare nel sito si troverà di fronte a una pagina web redatta dal Cas nella quale sarà spiegato il motivo per cui la connessione non è più possibile. Un messaggio chiaro nel quale si segnaleranno i rischi penali che corrono sia il dominio sia lo stesso fruitore. Il problema principale è dunque verificare senza ombra di dubbio l’età del fruitore.

La Gran Bretagna ha sperimentato la scannerizzazione di un documento di identità. Si è anche ipotizzato, per quanto riguarda l’Italia, di usare il codice fiscale, ma i motivi per cui questo sistema non è sicuro sono abbastanza evidenti: anzitutto, chi dice che chi mostra digitalmente un documento sia davvero lo stesso utente che poi entra nel dominio; secondo e più difficile scoglio da superare quello della privacy: ci sono migliaia di società, che hanno come sede altri paesi, che non vedono l’ora di possedere dati sensibili per inviare ogni tipo di sollecitazione pubblicitaria. Forse la soluzione più facile è quella dei genitori che controllino e spieghino ai figli ciò che è giusto e ciò che non lo è.