di Antonella Coppari Ma si scorge la luce in fondo al tunnel come in Gran Bretagna?Per dirla in altre parole è iniziato il processo di appiattimento delle curve? In Francia hanno raggiunto il picco, e da noi si intravede? Da giorni tecnici e politici spargono un cauto ottimismo, ultimo il ministro della salute Speranza che ammette: "Siamo vicini ma saranno decisivi i prossimi 7-10 giorni". La situazione sembra più ambigua come ambigui sono i dati di ieri, al di là delle cifre che registrano 27.354 nuovi casi e 504 morti. Il principale indicatore che viene usato sia dal Cts che dal governo è il cosiddetto indice Rt: dovrebbe registrare la velocità del contagio e si comincia a tirare il sospiro di sollievo quando ogni positivo infetta meno di una persona, ora il rapporto è superiore, tra 1,4 e l’1,7 ma in discesa, ed è questo che giustifica l’ottimismo. Solo che, secondo autorevoli voci, quell’indice a fronte di un tracciamento sfuggito di mano ha poco senso. Restano gli altri dati: quello citato spesso dal governo è il rapporto tra il numero di tamponi effettuato nel corso di una giornata e numero di positivi rintracciato: sembrava in picchiata, ma negli ultimi quattro giorni ha ripreso a crescere toccando ieri il 17,92%. Vero è che, contemporaneamente, un altro indicatore fondamentale, quello sulle terapie intensive, registrava una caduta netta (70). Più complicato rintracciare quella che, a detta del ministro della Salute, è l’indicatore più importante e cioè il rapporto tra quanti entrano in ospedale per Covid e quanti, nella stessa giornata, vengono dimessi. Il dato è introvabile, bisogna ricavarlo lavorando di fino su tabelle e dati regionali. Eppure proprio a quel rapporto più di ogni altro guarda Speranza quando ammette fiducioso di considerare possibile il raggiungimento del picco, cioè del momento di massimo contagio, entro ...
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