di Giovanni Serafini Una campagna elettorale così non si era mai vista in Francia. Si vota domenica prossima per il primo turno delle presidenziali in un clima nebbioso, denso di preoccupazioni e di minacce. C’è la situazione sanitaria, non ancora sotto controllo per i postumi della pandemia. C’è la guerra alla frontiera orientale dell’Europa, con gli orrori dell’aggressione russa all’Ucraina e gli incubi che ne scaturiscono per tutti. C’è il problema del gas e del petrolio, che potrebbero venire a mancare nei prossimi mesi. C’è la rivolta dei separatisti in Corsica, con il suo rituale scenario di molotov, incendi, scontri con la polizia. È in questo clima atipico che 48 milioni di Francesi andranno alle urne (chi ci andrà) per scegliere il nuovo (o il vecchio) presidente. Sulla carta tutto sembra già scritto. Fra i 12 candidati ne spiccano due - Emmanuel Macron e Marine Le Pen - che godono di un forte distacco rispetto agli altri. Stando agli ultimi sondaggi Macron è in testa col 27%, seguito dalla Le Pen col 22%. I due leader estremisti della sinistra e della destra, Jean-Luc Mélenchon ed Eric Zemmour, hanno rispettivamente il 14 e il 9,5%. Valérie Pécresse, candidata dell’ex glorioso partito gollista, arranca penosamente sul filo del 9%, mentre la paladina socialista Anne Hidalgo, attuale sindaco di Parigi, è addirittura scesa sotto il 2%. Un’elezione a scatola chiusa, si direbbe: al secondo turno Emmanuel Macron dovrebbe logicamente sconfiggere Marine Le Pen, come già è accaduto alle presidenziali del 2017. Ma il déjà vu, secondo gli analisti, potrebbe anche non realizzarsi: "La situazione non è affatto stabile: c’è una forte volatilità dell’elettorato e si prevede un’astensione molto forte (il 30% e passa) che potrebbe capovolgere la situazione", spiega il direttore dell’istituto Ipsos, Brice Teinturier. Vediamo le cifre: nel corso dell’ultima settimana Macron ha perso 2 punti ...
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