La forza della musica può liberarci

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Giuseppina

La Face

Un direttore osannato, Kirill Petrenko, un’orchestra insuperata, la Filarmonica di Berlino, musiche di Čajkovskij e Rachmaninov. Il 20 marzo un progetto pilota porterà 1000 persone ad assistere in presenza a questo concerto, in una sala che ne tiene il doppio. È la prima volta dal lockdown, marzo 2020. Tutti, anche i vaccinati, saranno testati (gratis) per il Covid. Troppo difficile? No. Il concerto è già sold-out; il successo è assicurato. La musica classica riprende trionfante il suo cammino dal cuore dell’Europa e dimostra la sua potenza: sfida la malattia, la paura, la morte. Indica che la ripresa è possibile, che il bisogno di normalità, da tutti agognato e rincorso, può farsi di nuovo spazio in un mondo ripiegato, sfiduciato, intristito.

Il presidente Biden, affidandosi ai vaccini e alla forza economica, ha indicato nel prossimo 4 luglio il giorno della liberazione dall’epidemia per gli Usa. La Germania, il centro del Vecchio continente, si affida alla forza morale suscitata dalla musica. Ciò è possibile per due ragioni: la musica classica è capillarmente conosciuta e amata nel Paese; il senso tedesco dell’organizzazione è altissimo. Il Paese di Bach, Beethoven, Wagner, Stockhausen mostra che si può ridare voce alle orchestre e ai musicisti. Avverrà anche qui? Si riapriranno le sale da concerto? Risuoneranno presto nei nostri teatri, che il mondo c’invidia, le note di Rossini, Bellini, Donizetti, Verdi, Puccini?