Mercoledì 24 Aprile 2024

La first lady e la scorta del premier

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Davide

Nitrosi

Siamo l’unico Paese al mondo in cui il dibattito politico-giudizario ruota attorno al fatto che gli agenti della scorta abbiano accompagnato fuori da un supermercato la compagna del premier che vi si era rifugiata inseguita da un giornalista. L’ex vice presidente del parlamento europeo Roberta Angelilli, di Fratelli d’Italia, ha presentato un esposto in Procura che ha aperto un fascicolo, iscrivendo Conte nel registro degli indagati con l’ipotesi di peculato. La procura di Roma ha quindi dovuto inviare gli atti al tribunale dei Ministri che "entro novanta giorni, compiute indagini preliminari e sentito il pm" può decidere se archiviare il caso o trasmettere il tutto al procuratore della Repubblica, perché chieda l’autorizzazione a procedere.

Se qualcuno lamenta i ritardi della giustizia italiana, taccia ora e per sempre. Perché se la macchina giudiziaria di uno Stato deve macinare carte e burocrazia per risolvere una questione del genere, un ragionevole dubbio dovrebbe sorgere. La legge è uguale per tutti, ma davvero pensiamo che la scorta di Stato possa disinteressarsi di un qualunque familiare del primo ministro?

La scorta non ha portato Olivia Paladino, la compagna di Conte, in vacanza, e neppure a fare la spesa, ma ha controllato ciò che le stava accadendo.

Se il reato ipotizzato fosse violenza privata, allora potremmo capire, ma il peculato legato alla scorta, qualche perplessità la lascia. Attenti piuttosto alla furia giustizialista: ormai ha fatto perdere la bussola della ragione a molti italiani.