Martedì 16 Aprile 2024

La festa del Tricolore Meloni non va a Reggio Sindaco e Anpi: uno sgarbo

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di Daniele Petrone

Sventola la polemica prim’ancora che la bandiera. La Festa del Tricolore del prossimo 7 gennaio a Reggio Emilia diventa un caso politico e diplomatico. La premier Giorgia Meloni declina l’invito alle celebrazioni ricevuto dal Comune culla del vessillo nazionale e delega al suo posto il viceministro alle infrastrutture Galeazzo Bignami. Ma il sindaco di Reggio, Luca Vecchi si ribella: "No a Bignami, ci mandino un ministro. Non ho alcuna pregiudiziale nei suoi confronti e neppure politica. Anzi, sono il primo sindaco d’Italia del Pd che ha invitato il presidente del Consiglio. Ma quella del Tricolore, non è una sagra di paese, ma una festa istituita da una legge dello Stato. Ho chiesto al Governo nelle ultime ore di poter creare le condizioni affinché venga celebrata all’altezza del suo profondo significato simbolico, com’è sempre stato. Da quando sono in carica si sono alternati capi di Stato, presidenti del Consiglio, della Camera o del Senato".

Infine Vecchi lancia l’ultimatum sfidando la Meloni: "O ci manda un ministro oppure organizzeremo la festa in modo diverso". Una presa di posizione dopo una levata di scudi da parte del mondo di sinistra. A partire dai partigiani con l’Anpi che tuona: "Uno sgarbo politico inaccettabile quello di mandare Bignami che si è caratterizzato per essersi esibito con la svastica nazista", in riferimento a una foto del 2005 a una festa dell’addio al celibato dove il viceministro si era travestito da Ss. Passando per il deputato Dem Andrea Rossi che insinua il dubbio: "Potrebbe essere una ritorsione politica nei confronti di una città, come Reggio Emilia, ‘non amica’ alla maggioranza di Governo?". Fino ad Adelmo Cervi, terzogenito di uno dei fratelli fucilati nel ’43, simboli della Resistenza: "Un insulto alla mia famiglia e alla città". Bignami preferisce non replicare, ma in sua difesa arriva il coordinatore di Fd’I, Alessandro Aragona: "Lo sgarbo istituzionale vero è il rifiuto ingiustificato nei confronti di un viceministro".