La Ferrari è perfetta. Ma falsa I giudici: giusto non rottamarla

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Troppo perfetta per essere falsa, contraffatta così bene che è meglio non distruggerla. È uno strano destino quello di una rara (ma farlocca) Ferrari Dino 196246 S di fine anni Cinquanta. La storia inizia nel 2008, quando al porto di Genova gli ispettori doganali si trovano davanti un capolavoro storico della meccanica italiana, un modello da corsa del Cavallino prodotto tra il 1958 e il 1960, simile alle Testarossa ma con motori 6 cilindri a V più piccoli. Motori progettati pare da Dino Ferrari, il figlio di Enzo morto a soli 24 anni.

Ma l’auto scovata sulla banchina, per quanto ben fatta, si scopre essere falsa. Sequestro e confisca dunque, come da iter abituale. E qui entra in gioco un altro iter, quello amministrativo, cioè l’articolo 16 della legge 992009. In breve: i beni contraffatti sequestrati possono, tra le altre cose, essere affidati a organi dello Stato o enti pubblici "per finalità di giustizia, di protezione civile o di tutela ambientale". Così le Dogane fanno richiesta di tenersi la falsa Dino, per portarla al Museo della Contraffazione e mostrarla come caso-scuola ai propri dipendenti nei corsi di specializzazione.

Secondo la Ferrari, la soluzione è lesiva del marchio e quindi arriva la richiesta di rottamare l’auto. Parte così un lungo contenzioso, inusuale, perché di solito le Dogane e il Cavallino collaborano nella lotta alla contraffazione. Un’ordinanza del Tribunale di Genova conferma che l’auto deve essere distrutta. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli fa ricorso. Ricorso che solo nei giorni scorsi, dopo oltre 10 anni di ping pong giudiziario, viene rigettato in Cassazione: le Dogane possono "detenere in via definitiva tale oggetto al solo fine di memoria e studio, senza esposizione al pubblico".

La formazione del personale di un ente pubblico – per di più organo di polizia giudiziaria come le Dogane – rientra tra quegli scopi istituzionali che scongiurano la distruzione del bene.

Nessun privato, insomma, potrà vedere la pseudo-Dino fiammante, a parte gli aspiranti ispettori doganali. E così il prestigio del Cavallino resterà intatto.

red. eco.