GIGI PAOLI
Cronaca

La dura vita dei manutentori "Costretti a maratone notturne E alla fine siamo esausti"

Il sindacalista: il profitto viene anteposto alla sicurezza, è tutto il sistema che va cambiato "Troppe opere appaltate, quelle morti si potevano evitare facendo i lavori internamente".

La dura vita dei manutentori  "Costretti a maratone notturne  E alla fine siamo esausti"
La dura vita dei manutentori "Costretti a maratone notturne E alla fine siamo esausti"

"Siamo diventati un Paese che ha un morto al giorno sul lavoro, qui addirittura cinque: è una mazzata, è abnorme. C’è un allentamento totale sulla sicurezza, è un intero sistema che non funziona e va cambiato. Nessuna ricerca del profitto, nessuna notte estenuante di lavoro e nessuna fretta di finire quel che devi fare possono valere una vita".

Franco Fratini, segretario della Fit-Cisl Toscana, da dove si comincia a cambiare?

"Guardi, il problema generale, che non è la causa degli incidenti ma ne è il filo conduttore, è che parliamo sempre di lavori in appalto, poi subappaltati ad altri, mai fatti direttamente dai ferrovieri come in passato".

Esempio: appalto dopo appalto, finisce che la ditta X fa per 60 un lavoro che però vale 100. Ergo, il 40 che resta nel mezzo, da qualche parte va recuperato. È così?

"È il sistema italiano, accade ovunque, non solo nelle ferrovie. In quella catena, appalto dopo subappalto dopo subappalto, tutti devono guadagnare".

Un sistema perverso, tipo il principio delle aste vinte al massimo ribasso, no?

"Ripeto: la differenza fra il valore del lavoro e il costo per cui effettivamente lo hai ottenuto da qualche parte va recuperata".

A scapito della sicurezza?

"Chi è in appalto o subappalto cerca di finire il lavoro prima possibile, usando operai al massimo delle ore consentite, giorno o notte. E magari qualcuno va oltre quelle regole, oltre quei limiti, e anche la sicurezza viene lasciata un po’ da parte".

Lavorare su un binario, fra treni che corrono, non pare proprio il luogo dove allentare i controlli.

"È una rete a maglie allargate. Non si rinuncia alla sicurezza come principio generale, ma magari si riduce la formazione e, come dicevo, si fanno le cose più in fretta e gli orari sono...".

Assurdi.

"Son quelli che sono. Turni lunghi e duri, si lavora di notte, è tutto molto estenuante. Così non va bene".

Lei pensa che se quei lavori fossero stati fatti internamente, e non all’esterno, in appalto, l’incidente si sarebbe verificato lo stesso?

"Ne sono certo".

E allora perché Ferrovie esternalizza i lavori? Soldi?

"Parliamo di una società per azioni, di un fiore all’occhiello della nostra economia, di un modello anche di sicurezza per i trasporti. A maggior ragione dovrebbero esser loro a dare l’esempio: riportino all’interno del gruppo certi lavori da fare sulla rete ferroviaria. È quello che noi sindacati abbiamo chiesto all’azienda nei giorni scorsi, tanto più lo ribadiamo ora dopo questa incredibile tragedia".

Cosa chiedete in particolare?

"Che tutto il mondo infrastrutturale, la rete, la manutenzione rotabile, ma anche il sistema delle pulizie sui treni, che non è affatto banale come si è visto durante la pandemia, vengano riportati all’interno del gruppo, magari creando un’apposita società di scopo. Ci pare una proposta intelligente. Quando certi lavori erano internalizzati, magari costavano un po di più, ma quella spesa veniva recuperata in sicurezza e tranquillità".

Lei crede che il sindacato possa vincere questa battaglia o nulla cambierà e ci risentiremo al prossimo incidente?

"Bisogna cambiare per forza. So che è complicato, ma da qualche parte è necessario cominciare. E se non lo fa un grande gruppo come Ferrovie, chi altri mai ne avrà il coraggio? Non possiamo continuare a piangere senza fare nulla".