Giovedì 25 Aprile 2024

"La droga era irrilevante". Il giudice: non fu stupro

Pisa, il party in piscina e la denuncia: ragazzi assolti dopo la condanna a 8 anni. La perizia: troppe poche tracce per produrre un effetto narcotizzante

Una manifestazione per dire basta alla violenza sulle donne

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Pontedera (Pisa) - Scagionati dopo sette anni, con il processo d’appello, dall’accusa di aver drogato e stuprato una coetanea. Siamo a luglio 2014. I ragazzi riaccompagnano le due amiche a casa a notte fonda. Una di loro, quella qualche ora dopo li denuncia, viene adagiata sul divano ma poi, verso l’alba, in stato confusionale, esce. Seguono ore rimaste avvolte nel giallo e mai chiarite fino in fondo – durante le quali la giovane girovaga, trova un passaggio da un pasticcere rimasto ignoto – prima di andare al pronto soccorso e denunciare la sua versione di una serata cominciata in quattro. L’appuntamento per raggiungere la villa dei nonni di uno dei due ragazzi. I drink a bordo piscina, a base di vodka e schweppes. Solo una delle due ragazze non beve quest’ultima bibita: e sarà la testimone degli accadimenti e colei che racconterà all’amica, il giorno dopo, ciò che lei non ricorda aprendo le porte alla denuncia che innescherà il caso. È estate. C’è la piscina, c’è da bere. Ci sono i vent’anni. Siamo a Pontedera, nel Pisano, ed è la storia di una notte di luglio finita in tribunale.

Perché una delle due ragazze accusa gli amici, di averla coinvolta in un gioco di sesso a tre dopo averle fatto assumere il Ghb, la droga dello stupro. Indaga la polizia. L’attenzione di concentra sulle bottiglie vuote. Il Ghb rilevato in tracce, è l’indizio chiave che porta all’arresto dei due ragazzi. È o no drogata la ventenne quando ha rapporti sessuali con i due? Questa la domanda cardine di tutto il primo processo. E le tracce di droga invisibile, incolore e insapore, restano in piedi fino alla sentenza: il pubblico ministero chiede la condanna a 9 anni. I giudici ne infliggono 8 a Mattia Rizza di Pontedera ed Edoardo Nieri di Ponsacco, oggi 27enni, scrivendo che quella droga trova spiegazione solo "nella sua volontaria e consapevole introduzione da parte degli imputati".

Droga che, per i giudici di primo grado, avrebbe aumentato la libido e causato la perdita di coscienza per cui la ragazza – uscita come parte civile per intervenuto accordo tra le parti – il giorno dopo va in ospedale e poi a far denuncia. I difensori, fin dal primo processo, puntano subito a far uscire la droga dalla vicenda, senza successo. Tutto cambia in appello. Gli avvocati Annarosa Francini, Luca Tafi, Lorenzo Zilletti il punto decisivo lo mettono a segno ottenendo la rinnovazione istruttoria e una nuova perizia. E tutto torna a ruotare intorno al Ghb, alla sua presenza, al potenziale effetto drogante. Quel Ghb sul quale il consulente della difesa aveva puntato il dito in primo grado, sostenendo, che non c’era prova fosse stato usato e che le tracce trovate nella Schweppes erano così irrilevanti da poterle considerare uguali alla stessa sostanza che si trova nelle bottiglie in commercio, frutto di fermentazione. La nuova perizia va in questa direzione: "Nei lotti esaminati delle bevande Schweppes è presente il Ghb, in concentrazioni insufficienti per produrre un effetto psicoattivo". Assolti perché il fatto non sussiste, hanno detto ieri i giudici fiorentini, scatenando lacrime e abbracci, nonostante il procuratore generale Angela Pietroiusti avesse chiesto la conferma della condanna a 8 anni. Ora resta solo l’attesa di capire se la storia di quel festino arriverà anche davanti agli ermellini.