La droga dello stupro dilaga in Italia. "Non lascia tracce, è il delitto perfetto"

Il colonnello della Finanza: sequestri triplicati ma indagini complesse. La criminologa: vittime a rischio suicidio

Liquida, incolore, inodore, non causa reazioni fisiche immediate, non permette di ricordare e svanisce presto dal corpo. "Il Gbl e il Ghb sono le droghe perfette dello stupratore", parola del colonnello della Guardia di finanza, in forza alla Dcsa (Direzione centrale per i servizi antidroga) dove dirige la divisione che si occupa degli stupefacenti sintetici. "Sono aumentati a dismisura i siti on line che vendono la droga dello stupro, con il prodotto che viaggia attraverso Le Poste – prosegue Cavalli –. Utilizzata spesso nei festini, crea un’assuefazione 3-4 volte più potente delle droghe ’classiche’. In tre anni i nostri sequestri sono triplicati, ma le attività investigative sono molto difficili".

Fenomeno in grande espansione, quello della droga dello stupro, sta emergendo con forza dalle pieghe oscure dell’Italia. Anche le Relazioni annuali Dcsa e quelle europee parlano di un allarmante boom. Una delle massime esperte internazionali, seguita anche dall’Fbi, è la criminologa (ma lei preferisce ’criminalista’), Martina Grassi, docente dell’École Universitaire Internationale. "Questa droga semplicemente ti spegne il cervello e la memoria. Sono sostanze endogene del nostro corpo, acidi che in piccole quantità noi produciamo. Per questo motivo quando vengono assunte non c’è una reazione immediata del corpo: il fisico le riconosce come ’amiche’ e le lascia entrare. In più, vengono smaltite molto velocemente". Ed ecco come si crea il problema nelle indagini e nella ricostruzione della violenza sessuale. "Il fisico dopo poco tempo torna al suo status ed è difficile provare l’abuso. Se una donna ha ingerito la droga dello stupro in discoteca e dopo 3 giorni fa denuncia, nelle urine o nel sangue non ci sono tracce. Siamo di fronte al delitto perfetto", racconta Grassi, activity manager Cepol (l’agenzia Ue per la formazione delle autorità di contrasto). La guerra al traffico di questi stupefacenti sta conoscendo un’evoluzione importante: "La sostanza si può comprare nelle tipiche piazze di spaccio, dalla discoteca alle piattaforme on line. Una dose costa dai 2 ai 5 euro e in un litro ce ne sono cento. Vengono definite ’droghe da stupro’ proprio perché somministrate per facilitare la violenza sessuale, consentendo così in certi casi anche la produzione di materiale pornografico o pedopornografico", analizza la 32enne di Pordenone. Il lato oscuro di questa violenza è l’assenza totale di un ricordo: "La formazione della memoria non avviene proprio e non c’è possibilità di recuperare i ricordi: nessuno specialista può fare nulla, quella traccia semplicemente non c’è. L’amnesia, però, è già un indizio per gli investigatori che viene poi corroborato con esami tossicologici per vedere se c’è stata una somministrazione. Noi abbiamo scoperto un nuovo metodo di identificazione, attraverso esami non invasivi: ci sono dolori specifici nelle vittime che raccontano un abuso con la droga dello stupro".

Nella lotta a queste sostanze emerge una statistica: la discrepanza tra quantità sequestrate (sempre più alte) e casi di stupri specifici (molto pochi). I reati sommersi sono ancora l stragrande maggioranza: le vittime non riescono a denunciare. Così i ’cold case’ potrebbero essere migliaia: ragazze che non ricordano un momento della propria vita proprio perché erano nella rete dell’aguzzino. I danni fisici sono gravi e, in alcune situazioni, estremi. "Molti casi di suicidio inspiegabili possono avere questa matrice: dopo somministrazioni multiple, nel 90% degli eventi le vittime tentano il suicidio, perché si creano squilibri biochimici devastanti nel cervello".

Il mostro, quindi, entra nelle ragazze senza più lasciarle. Il contesto di utilizzo è anche quello di normali relazioni d’amore, dove il fidanzato vuole ’esagerare’ sessualmente con la compagna, così la stordisce per abusarne liberamente. "Nel profondo di chi viene violentata – conclude Grassi – c’è il vuoto, non siamo di fronte a uno stupro normale. Spesso le ragazze vengono a conoscenza delle sevizie attraverso i video su WhatsApp. Anche gli stupratori, è emerso dagli interrogatori, non provano mai rimorso perché da nessuna parte, nella vicenda, c’è sofferenza e orrore".