La donna del mistero Abiti femminili e profumi Tracce di una amante nel covo del boss

Avrebbero vissuto insieme almeno negli ultimi quattro anni. L’ipotesi di paese: un’infermiera o vivandiera che lo assisteva in casa. Arrestato Andrea Bonafede, il prestanome che gli aveva ceduto l’identità

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di Nino Femiani

Chi era la donna che ha abitato con Matteo Messina Denaro? Le storie del padrino stragista, catturato otto giorni fa, ispirano un feuilleton più che una cronaca criminale. Citazioni cinematografiche con poster del Padrino e di Joker, libri su dittatori sanguinari ma anche su Baudelaire, magneti con affermazioni apodittiche ("Il padrino sono io"), poi il ritrovamento nel primo covo, quello di vicolo CB31 (oggi via San Vito), di uno stender con abiti femminili. Si intuisce che tra il padrino e la donna, che ha lasciato i suoi vestiti e altri effetti personali nel bivani, si fosse stabilito un rapporto niente affatto occasionale, un legame duraturo e solido su cui fare luce. Quei vestiti appesi in modo ordinato, forse da una mano femminile, ci riferiscono di una passione non imprevista. Gli inquirenti retrodatano anche la permanenza del boss a Campobello di Mazara. Messina Denaro era venuto ad abitare in paese probabilmente nel 2019, prendendo casa in via San Giovanni 260, accanto a Giovanni Luppino che abitava al 262.

Da solo? Probabilmente no, con lui già in quel tempo c’era la donna del mistero. La quale non lo avrebbe seguito a giugno del 2022 nei sessanta metri quadrati di via San Vito. Il boss, già malato e operato di tumore al colon, avrebbe traslocato da solo, portandosi dietro il guardaroba dell’amante segreta come promessa di rivedersi. Nel paese si sussurrano nomi, si fa esplicito riferimento a Maria Nesi, la storica compagna del boss che lui chiamava Tecla nei pizzini. Con lei ha organizzato spericolate vacanze in Grecia e nella riserva dello Zingaro e a San Vito Lo Capo in una villa messa a disposizione dal capoclan Vito Mazzara. Ma si tratta di un legame datato, come quello con Francesca Alagna, l’amante che gli ha dato una figlia, Lorenza.

È molto probabile, invece, che quegli abiti facciano capo a un’altra, nel paese si mormora di una quarantenne che aveva l’incarico di vivandiera e infermiera, vicina al gruppo di fiancheggiatori che sta venendo alla luce. "Una staffetta che andava su e giù da Torretta di Granitola", rivela il cicaleccio del paese, quando nel 2017 il padrino di Castelvetrano era latitante presso l’unità operativa del Cnr a Capo Granitola, a pochi chilometri da Campobello. "Report", nella puntata di ieri sera, rilancia una confidenza di Laura Giuliano nipote del capo della squadra mobile di Palermo, Boris, ucciso dalla mafia nel luglio 1979: "Un dirigente del Cnr mi ha detto: Capo Granitola è la casa di Matteo Messina Denaro. Il boss ricercato al mondo numero uno è là".

Intanto, ieri è finita la libertà di Andrea Bonafede, il geometra di Campobello di Mazara che ha "prestato" l’identità al capomafia, arrestato con l’accusa di concorso in associazione mafiosa perché ritenuto uno dei fiancheggiatori più fedeli del padrino. D’altra parte l’alias è stato usato da Messina Denaro in molte occasioni, non solo sanitarie. Anche per l’acquisto di immobili e della Alfa Romeo Giuletta il boss si è servito dell’identità di Bonafede. La macchina, acquistata un anno fa personalmente dal padrino in una concessionaria di Palermo con pagamento tracciabile, formalmente era intestata proprio alla madre di Andrea. Giorni fa la compagna lo aveva mollato: "Mi ha nascosto tutto. Mi è esplosa una bomba in casa".