Venerdì 19 Aprile 2024

La disperazione della mamma in ospedale "Vi scongiuro, trovate il mio Mattia"

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(Pesaro e Urbino)

L’ultima disperata speranza ha il volto di un bimbo di 8 anni. Maria Silvia Mereu la tiene stretta a sé da un letto d’ospedale come il piccolo Mattia, suo figlio, la sera in cui la piena del torrente Nevola gliel’ha strappato dalle braccia sulla strada verso casa, tra Barbara e San Lorenzo in Campo. "Certo che speriamo ancora, la speranza è l’ultima a morire e se ha un figlio può capirlo", dice Caterina, la sorella di Maria Silvia, che da due giorni le è vicina giorno e notte all’ospedale di Senigallia. Come una seconda madre.

"Che cosa mi dice? Lei spera, spera che le riportino suo figlio. E lo speriamo tutti". Ma Mattia dopo due giorni ancora non si trova. E le ricerche vanno avanti anche con la pioggia, il vento e il tempo che passa: dai sommozzatori dei vigili del fuoco al gruppo speleologico, l’alveo del Nevola è un imbuto di tronchi, detriti e acqua torbida. L’auto su cui viaggiavano madre e figlio era incagliata sotto un ponte a Castelleone di Suasa, 6 chilometri a valle del ponticello di Ripalta, dove giovedì sera li ha sorpresi l’ondata di piena. "Andavano a cena da mia madre – racconta Caterina –, lei è scesa dall’auto e ricorda un’onda marrone enorme che li ha travolti non appena ha aperto lo sportello per prendere Mattia prima che il fiume li portasse via. Lo teneva a sé, ma la piena gliel’ha strappato dalle braccia". Maria Silvia, 42 anni, farmacista, ha resistito per 2 ore e mezzo aggrappata a un albero con la forza della disperazione mentre gridava al figlio sempre più lontano, "La mamma è qui".

L’ha trovata Alessandro Fontana, marito di Caterina, zio di Mattia, inseguendo con la torcia tra buio e pioggia le grida di una donna portate dal vento. È lui che l’ha accompagnata in ospedale: "Capisco le difficoltà, ma non c’era un’ambulanza", dice. E la moglie: "I soccorsi sono arrivati troppo tardi, nessuno ci aveva avvertito nonostante tutta la pioggia che cadeva". Lacrime, speranza e disperazione. "Da due giorni non dormiamo e non mangiamo. L’attesa ti logora, non sapere è pesante, forse peggio della mancanza – ammette Fontana, assessore a San Lorenzo –. L’appello ai soccorritori è “trovatelo, ridatecelo“. Vorrei ribaltare il mondo, ma non posso. È un bambino dolce, affettuoso. È mio nipote, gli voglio bene come un figlio". "Un bambino buono, aveva un gesto di amicizia per tutti – dice il sindaco Davide Dellonti –, una mascotte per compagni e maestre. La notizia che è disperso ha sconvolto la comunità. Faccio mio e del paese l’appello della famiglia: ridatecelo".

Mattia vive a San Lorenzo in Campo con la madre, originaria di Arcevia e separata dal marito Tiziano Luconi, il papà. "Giovedì fino alle 20 era con me, ma ora il mio bimbo non c’è più", si sarebbe sfogato con un amico. Pochi giorni fa Mattia aveva iniziato la terza A della primaria. "Fa le cose che fanno i bimbi della sua età – è ancora lo zio –: scuola, videogiochi, cellulare, i programmi in tv, cartoni animati Peppa Pig". Il sindaco: "Non posso immaginare il dolore di una mamma che non possa riabbracciare il figlio, magari anche per l’ultima volta". È l’ultima speranza. Disperata.

Alessandro Caporaletti