Il ruolo di Berlusconi: la dimensione storica di un leader

Se i siti di tutto il mondo hanno messo all’istante in rete la notizia di Berlusconi malato di Covid, abbiamo la vistosa conferma che il Cavaliere non viene considerato un “ex”. Non a caso, con una scelta pure sorprendente, il settimanale francese L’Express gli ha dedicato la settimana scorsa la copertina: espressione da angioletto furbacchione, corona d’alloro intorno al capo e il titolo: "È il migliore dei populisti". Due anni fa, mentre dappertutto si parlava di ritorno del fascismo, Madeleine Albright, segretario di Stato del secondo Clinton, ricordava in un libro (Fascismo. Un avvertimento) uno sterminato elenco di presidenti americani, democratici e repubblicani, che hanno rivendicato con orgoglio di essere “populisti”.

"E' populista è chi crede nei diritti, nella saggezza e nelle virtù della gente comune – scrive la Albright – bene, io appartengo alla categoria". Come riconosce L’Express nello sterminato servizio dedicatogli, Berlusconi è stato fin dall’inizio populista nel senso più nobile. Ha intuito il devastante rapporto con i partiti di un’opinione pubblica sconvolta da Tangentopoli, ma niente affatto pronta a consegnarsi ai “comunisti” e con il suo carisma comunicativo ha fatto sposare da Forza Italia popolo e potere.

È l’unico leader di partito in un Paese occidentale a essere in carica da 27 anni. I suoi dieci anni scarsi a palazzo Chigi lo mettono immediatamente sotto Giolitti come durata di mandato in democrazia. Nonostante la modesta percentuale di voti accreditatagli dai sondaggi, Berlusconi oggi vale molto di più di quanto i suoi stessi seguaci – spesso lacerati da miopi giochi di corrente e da tentazioni voltagabbana – siano disposti a riconoscergli. È un elemento di equilibrio nel centrodestra italiano, è un punto di riferimento del Partito popolare europeo che teme gli strappi a destra di quel Victor Orbàn i cui atteggiamenti autocratici mettono in ombra il ruolo straordinario che egli ebbe in Ungheria poco prima della caduta del Muro.

Si spiega così l’insospettabile unanimità degli affetti che circonda il Cavaliere nel ricovero – "tranquillo e confortante", secondo il professor Zangrillo e speriamo breve – al San Raffaele di Milano. Non è soltanto il rispetto per una persona d’età, né l’onore delle armi al “nemico di ieri”. È la consapevolezza, ammessa sotto voce, che Berlusconi guida con largo margine la lista – ristretta a meno delle dita di una mano – dei leader della Seconda Repubblica destinati a entrare nei libri di storia.