La diaspora del M5s Altri due big in fuga L’anatema di Grillo: "Zombie contagiosi"

D’Incà e Crippa pronti a formare un’associazione politico-culturale. Il Partito democratico li inserirà in due collegi uninominali blindati. I pentastellati sono pronti ad accogliere la star della tv Santoro

Migration

di Ettore Maria Colombo

Per uno o più 5Stelle che va via (D’Incà e Crippa), ecco un ‘nuovo’ Cinque Stelle che trovi (ha il volto del conduttore tv Michele Santoro). La diaspora pentastellata ha dimensioni bibliche. La prima notizia è che, lunedì prossimo, Luigi Di Maio, fondatore di Ipf (Insieme per il Futuro, movimento ancora privo di un simbolo, ma forte di ben 64 parlamentari, 53 deputati e 11 senatori), presenterà, insieme a quella vecchia volpe di Bruno Tabacci, fondatore di Centro democratico – proprietario di simbolo ‘filobus’ già usato, la scorsa legislatura, da +Europa e ora da Ipf per far gruppo e, soprattutto, ‘non’ raccogliere le firme – un nuovo simbolo e nome del progetto politico. Al netto del ‘mistero’ su entrambi, è già chiaro che si tratterà di una lista ‘collegata’ al Pd e al centrosinistra (obiettivo: agguantare il 3%). Ma ‘separata’ dalla lista di sindaci e società civile che verrà capeggiata dall’ex sindaco di Parma (e, alla lontana, ex M5s) Federico Pizzarotti. Un altro guaio, per il Pd, che si dovrà ‘caricare’ entrambi i neo-Movimenti e dar loro una (piccola) manciata di collegi ‘blindati’ in cui farli eleggere (Di Maio a Modena, nell’uninominale, il ‘Pizza’ a Parma).

Ma non basta. Infatti, sempre lunedì, due pezzi da novanta dei 5Stelle, il ministro Federico D’Incà (veneto) e l’ex capogruppo del M5s alla Camera, Davide Crippa (piemontese), presenteranno una ‘Associazione politico-culturale’ (pure qui, nome ancora ignoto): vuol raccogliere un’altra manciata di ex M5s contrari alla ‘non fiducia’ a Draghi. Troppi. Solo D’Incà e Crippa vanno verso una sicura candidatura nel Pd, in collegi uninominali blindati. Per tutti gli altri c’è solo il rientro a casa.

Inoltre, al netto delle "divergenze insanabili" su un "progetto politico", quello di Conte&Grillo, in cui i due dicono di "ormai non riconoscersi più" e del "rammarico e dolore personale", entrambi erano arrivati a consumare i due mandati nei 5s. Ergo, dentro il M5s erano incandidabili di default.

Ecco, ma cosa succede, invece, nel Movimento, quello che sta per tornare, così vuole il Garante, "alle origini", contro "gli zombie che hanno fatto di tutto per sconfiggerci o, peggio, contagiarci"? Grillo rivendica la "forza della nostra precarietà", ma trattasi, letteralmente, di ‘precarietà’ in vista.

Il Movimento punta almeno 10% (vuol dire una quarantina di eletti), ma potrebbe prendere molto meno: l’8% (30) o il 6% (20), etc. Una ‘grande moria delle vacche’ (i parlamentari sono 164) e tutti posti da strappare con il coltello tra i denti. Vero è che i ‘sommersi’, quelli cioè al secondo mandato, sono ben 50, ma i posti restano pochini.

Inoltre, anche i ‘nuovi’ 5Stelle hanno il tema ‘società civile’. Michele Santoro, noto conduttore di programmi ultra-cult, anti-berlusconiano doc, una vita passata ‘a sinistra’, dice che vuole "fondare un partito" di rito "pacifista e radicale", ma la cosa più probabile è che finisca, insieme ad altri ‘filo-putiniani’ ormai star in tv (il professor Alessandro Orsini, etc.) candidato nelle liste M5s.

E qui sorge un altro problema. Pure l’ex sindaco di Napoli, ed ex pm, Luigi De Magistris, vuole candidarsi, con la sua Unione Popolare, in una lista collegata ai 5S, ma non ha il tempo utile per raccogliere le firme e si presume non farà il 3%. Traduzione: altri posti, in quota M5s, da cedere. Al netto dei ‘fedelissimi’ di Conte (il Direttivo) e di qualche altro ‘de sinistra’ (De Petris, ex LeU).