La depressione e il coraggio di chiedere aiuto

Monica

Peruzzi

La depressione ha fatto un’altra vittima illustre. È la ex first lady Michelle Obama, che nel suo podcast su Spotify, ha confessato di soffrirne in forma lieve. Un disagio che, a suo dire, non è legato solo alla quarantena dovuta alla pandemia, ma anche "ai conflitti razziali, alle risposte di questa amministrazione (Trump ndr)". In tanti, adesso, diranno che per una donna così popolare e amata, madre e avvocatessa di successo, icona planetaria di stile, sia impossibile parlare di depressione. Ma la verità è un’altra. Per l’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro quest’anno, diventerà la seconda causa di disabilità nel mondo. E poco importa se siamo ricchi o poveri, giovani o vecchi. Il male del secolo è democratico e non conosce confini, classe sociale o colore della pelle, soprattutto dopo il confinamento, che a detta degli psicologi avrà conseguenze a lungo termine difficilmente immaginabili. A rendere questa patologia più o meno grave contribuisce anche il grado di accettazione nella società e in famiglia. Ci sono pochi dubbi su quella degli Obama, che ha già fatto quadrato intorno alla sua "Mom-in-chief", come lei stessa si definì. Un po’ di più, invece, se si vanno a leggere i commenti pubblicati sui social, a testimonianza di quanto certi tipi di disagio vengano ancora demonizzati o, peggio, negati. Eppure Michelle non è che l’ultima, in ordine di tempo. Si entrano in questa spirale a causa di ritmi frenetici, dello stress legato al lavoro, di tensioni nella sfera emotiva. Non fanno eccezione gli adolescenti, che secondo le ultime ricerche sono più a rischio degli adulti. E le star? Come è evidente non ne sono immuni. Anzi, spesso è proprio il successo che porta molti divi a soffrirne. Da Jim Carrey a Johnny Depp, fino a Lady Gaga ed Emma Stone, la lista è molto lunga. Ma queste testimonianze, come quella di Michelle, sono quanto mai utili. "Ascoltatevi e chiedete aiuto", consiglia lei. Suggerimento di cui dovremmo fare tesoro, che ci rimette in pace con le nostre, umane, imperfezioni.