Martedì 23 Aprile 2024

La cura dei fratelli Aleotti Dalla farmacia Menarini all’impero mondiale "Noi, prudenti per filosofia"

Lucia e Alberto Giovanni hanno ereditato l’azienda dal papà facendola crescere ancora "Sarà anche fuori moda ma reinvestiamo tutti i profitti senza ricorrere a finanziamenti esterni"

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di Olga Mugnaini

FIRENZE

Lucia e Alberto Giovanni. Due fratelli con pochi anni di differenza, che hanno preso le redini dell’azienda – già enorme – del padre Alberto Aleotti e l’hanno trasformata in un impero su cui non tramonta mai il sole: la Menarini Group, multinazionale del farmaco presente in 140 paesi, quasi 4 miliardi di fatturato annuo, quasi 18mila dipendenti nel mondo. Presidente lo svizzero Eric Cornut, amministratore delegato la turca Elcin Barker Ergun. Eppure, l’anima dell’impresa resta la loro, quella di Lucia e di Alberto Giovanni. Lo stile, il mood e gli orizzonti li dettano loro, con la prudenza, la dedizione e l’amore che si riserva all’azienda di famiglia.

Facciamo un po’ di storia.

Lucia Aleotti: "Menarini nasce nel 1886 come una farmacia, poi nel 1915 la sede si sposta a Firenze. Nostro padre, che nel 1964 ne era diventato direttore, qualche anno più tardi acquisisce l’azienda e prosegue l’attività imprenditoriale che noi portiamo avanti".

Un impero che continuate a non voler portare in Borsa. Perché?

Alberto Giovanni: "No, per molti motivi. Ad esempio, è nostra filosofia reinvestire tutti i margini all’interno dell’azienda per farla crescere, il contrario di ciò che si fa in Borsa. Poi siamo sempre ispirati da criteri di prudenza. Può sembrare fuori moda, ma tante acrobazie finanziarie non fanno parte del nostro Dna. Da sempre il nostro imperativo è non fare il passo più lungo della gamba. E per gli investimenti non ricorriamo mai a finanziamenti esterni".

Voi due siete membri del Cda, guidato da un amministratore delegato, donna.

Lucia: "Sì, una donna, perché è risultata la migliore di tutti i candidati selezionati. Solo per questo. Ed è giusto così, si deve cercare la persona migliore. Si immagina cosa direbbero i pazienti se a decidere dei farmaci che devono curarli fossero non le persone migliori ma scelte basate sul genere? Detto ciò, in Menarini più del 50% dei dipendenti sono donne, e nella ricerca ancora di più. Verso di loro cerchiamo di avere particolare attenzione".

Quindi attenzione alla maternità?

Alberto Giovanni: "Anche alla paternità. Credo che avere un asilo interno all’azienda possa aiutare sia le madri che i padri".

Perché assegnare i massimi ruoli a due esterni alla famiglia?

Lucia: "Crediamo che sia la scelta migliore per dare in ogni caso una prospettiva e una solidità anche in futuro all’azienda". In che senso? Alberto Giovanni: "In un domani i nostri figli potrebbero non essere interessati a guidare Menarini, potrebbero anche avere aspirazioni diverse e non vogliamo caricarli di pressioni. Senza contare che la responsabilità nei confronti dell’azienda viene prima di ogni diritto dinastico".

Va beh, ma c’è tempo, voi siete giovani e avete ancora tanto da fare in Menarini.

Lucia: "Guardi, questo dovrebbe essere scritto sulla pietra: le scelte di dare una gestione più manageriale all’azienda vanno fatte da giovani, quando puoi aggiustare eventuali errori e migliorare ancora, perché poi da anziano, temi che le cose ti sfuggano di mano".

In cosa è più bravo l’uno e in cosa è più brava l’altra?

Alberto Giovanni: "Lucia è sicuramente più brava a comunicare e nella politica industriale".

Lucia: "Dice così perché le interviste le fa fare sempre a me! Comunque Alberto è più analitico, io più diretta, e siamo entrambe un po’ rompiscatole su temi diversi. Ma il punto è un altro..."

Quale?

Lucia: "Al di là delle strategie e degli investimenti la nostra forza è congiunta, e viene dal nostro andare d’accordo e dalle nostre persone, dalla capacità di essere un team e di lavorare tutti nella stessa direzione, dai massimi dirigenti agli ultimi assunti".

Con sedi in tutto il mondo come si fa? Una tensione c’è sempre per forza.

Alberto Giovanni: "Nell’essere multinazionale sappiamo che la realtà è proprio questa e l’unica possibilità è cercare di compensare gli alti e i bassi, e operare con flessibilità. Per fare qualche esempio, attualmente in Turchia l’azienda cresce tantissimo, ma per effetto dell’inflazione e del cambio della moneta locale, la crescita sembra piatta. Lo stesso in Cina, dove a causa dei lockdown locali in certi momenti i team sono stati interamente bloccati. Ma quando i lockdown non ci sono, la crescita c’è, ed è ottima. Quindi, ancora una volta grande prudenza ma fiducia nei fondamenti dell’azienda". Parliamo della guerra e della Russia, dove avete uno stabilimento.

Lucia: "Tutte le aziende farmaceutiche, e sottolineo tutte, continuano a rifornire i pazienti russi, perché i farmaci non sono nelle sanzioni. Noi abbiamo drasticamente bloccato gli investimenti locali, bloccato le nuove assunzioni, tagliato le nuove sperimentazioni. Ovviamente ne stiamo risentendo. In Ucraina stiamo viceversa sostenendo la popolazione con donazioni e fornendo farmaci anche nelle zone più a rischio. Abbiamo 300 dipendenti che continuano a ricevere lo stipendio anche se non lavorano perché arruolati o perché hanno lasciato il Paese. Siamo molto preoccupati per loro".

Spostiamoci in America, mercato da sempre difficilissimo per l’Europa.

Alberto Giovanni: "Abbiamo investito molto su un nuovo farmaco orale per le pazienti con carcinoma mammario ER+HER2- avanzato o metastatico, che sembra molto promettente, al punto che la FDA americana gli ha concesso la revisione prioritaria, status che viene concesso quando si ritiene che il farmaco abbia il potenziale di portare benefici significativi rispetto all’attuale standard di cura. Incrociamo le dita: l’iter per l’approvazione negli Usa è a buon punto. Per noi è un grande successo".

Ma Lucia e Alberto Giovanni, così poco mondani, cosa fanno nel tempo libero?

Lucia Aleotti: "Va bene se dice che siamo un po’ noiosi. Le nostre vere passioni sono il relax con la famiglia e gli amici sinceri. Alberto Giovanni però un’altra passione ce l’ha..."

Ce la racconta?

Alberto Giovanni: "Sì va bene lo confesso, mi diletto in falegnameria".