Venerdì 19 Aprile 2024

La cultura non è ricerca del consenso

Davide

Rondoni

Che cosa c’è di stonato nell’invito della senatrice a vita Liliana Segre a Chiara Ferragni a occuparsi di Memoriale della Shoah? Fatto salvo che è bene che ognuno – si chiami Ferragni o Pincopallino – visiti il Memoriale di Milano e conosca quanto accadde, cosa mi risulta stonato in questo invito? La cosa grave, a mio avviso demente ovvero senza intelligenza, dell’invito della Segre, sta nella motivazione addotta. Così se ne interesseranno gli adolescenti, dice la senatrice, mirando alla platea di follower giovanissimi della blogger. Ecco, la stonatura sta nel pensare che gli adolescenti per prender sul serio una questione abbiano bisogno di essere attratti dalla blogger. È lo stesso errore di metodo che fecero i parroci un tempo pensando che se mettevano il calciobalilla in parrocchia i ragazzetti si sarebbero avvicinati alle cose della fede. La cosa, evidentemente, non funziona.

Gli adolescenti sono adolescenti, non scemi. Se una cosa attrae il loro interesse è perché è interessante e qualche adulto gliela sa proporre come tale. Che oltre a tutto l’esercito di insegnanti ci sia bisogno della blogger di successo significa decretare il fallimento della scuola. Allora diciamolo chiaro. E poi non tutti i contenuti sono mescolabili con tutto. Se ti parlo di sei milioni di morti dopo averti piazzato una borsetta sotto il naso per l’acquisto non vi è un automatico passaggio di credibilità. E non basta "occuparsi del sociale" (in che senso poi?) per divenire interessanti se si parla di vicende storiche. Pena ridurre tutto a marketing.

Se la Ferragni come altri adulti ha audience perché ha scelto di far soldi esibendo la sua vita intera – sull’onda di quanto la industria dei social invita i ragazzini a fare con esiti non proprio esaltanti – non significa che di quella vita siano maestri. La cultura, cara Segre, non è ricerca di consenso, ma stima dei giovani e coltivazione del senso critico.