Omicidio Bologna, la cugina avvocato: "I testimoni? Si possono sentire anche in ferie"

La famiglia della vittima: un provvedimento restrittivo andava emesso subito, c’erano elementi gravi

Bologna, 27 agosto 2022 - La Procura di Bologna ha spiegato di avere fatto tutto il possibile e rispettato i tempi previsti dalla legge, dopo la querela per stalking di Alessandra Matteuzzi nei confronti dell’ex compagno Giovanni Padovani, che, neppure un mese dopo l’ha uccisa a martellate.

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Cosa ne pensa? "Si è parlato di indagini ferme a causa di testimoni in ferie: beh, in certi casi le testimonianze si possono anche raccogliere direttamente nel luogo di villeggiatura in cui si trovano le persone da sentire – così risponde Sonia Bartolini, cugina di Alessandra nonché avvocato –. Un provvedimento restrittivo per il killer di mia cugina andava emesso subito".

Si poteva fare di più per sua cugina, secondo lei? "Aspettiamo gli esiti delle indagini degli ispettori inviati dal Ministero della Giustizia alla Procura di Bologna, che dovranno chiarire proprio questo aspetto. Io proprio ieri (giovedì, ndr) ho potuto leggere la denuncia sporta da mia cugina il 29 luglio scorso, poi successivamente integrata con ulteriori dettagli. È ben circostanziata e documentata, non è vero che non ci fossero elementi gravi o tali da destare preoccupazione".

Lui sapeva di essere stato denunciato da Alessandra? "Credo lo sospettasse, dato che nell’ultimo periodo il suo atteggiamento nei confronti di Alessandra era degenerato: saltava persino gli allenamenti di calcio pur di perseguitarla. Speriamo ci sia al più presto un intervento dal punto di vista normativo per tutelare le donne che denunciano, appena sporgono la querela. Perché spesso è proprio questa circostanza che scatena l’orco".

Padovani, che alla polizia ha ammesso di avere ucciso Sandra a martellate e infierendo pure con calci, pugni e lanciandole addosso una panchina di ferro, ieri si è avvalso della facoltà di non rispondere all’interrogatorio di convalida dell’arresto, poi convalidato. "Spero che non vengano richieste perizie o non siano disponibili per quell’’essere’ altre scappatoie tali da ridurgli la pena cui spero sarà condannato. Spero riceva una punizione esemplare. Ha rotto un martello in testa a mia cugina, ha infierito con una panchina. Cosa dobbiamo dire di più?".

Vi aspettavate la misura del carcere, quindi? "Naturalmente. Deve restare dentro il più possibile. È una persona pericolosa, potrebbe fare del male ad altri, anche alla sorella di Alessandra, che l’ha sempre difesa e per questo lui le ha anche rivolto frasi offensive, in diverse circostanze".

Per il momento non gli è stata contestata la premeditazione dell’omicidio: lui avrebbe raccontato di essersi portato con sé a Bologna, da Senigallia, il martello usato nel delitto per legittima difesa contro il cognato di Alessandra, il compagno della sorella, che in un’occasione a suo dire lo avrebbe minacciato con un crick. Sa nulla di questa storia? "Assolutamente no. Io non ero presente, ma so che c’era stato qualche alterco durante alcuni dei suoi agguati ad Alessandra, in cui il cognato era intervenuto per difenderla intimando all’altro di lasciarla in pace. Non so nulla di più".

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