Mercoledì 24 Aprile 2024

La Crusca: il problema c’è "Ma le multe sono ridicole"

Il presidente Marazzini: serve buon senso e applicare le leggi che ci sono già

di Letizia Cini

"L’ipotesi di sanzionare l’uso delle parole straniere per legge, con tanto di multa? Ridicola". Ha idee chiare in merito alla proposta di legge presentata da Fratelli d’Italia e che vede come primo firmatario il deputato Fabio Rampelli, il professore Claudio Marazzini. Il presidente dell’Accademia della Crusca, la più antica istituzione linguistica del mondo fondata nel 1583 a Firenze, liquida la questione convinto inoltre che "una simile proposta rischi di vanificare e marginalizzare il lavoro che noi conduciamo seriamente da anni, allo scopo di difendere l’italiano dagli eccessi della più grossolana esterofilia, purtroppo molto frequente".

Professore, qual è il discrimine fra un uso smodato e fuori luogo dell’inglese e l’effettiva necessità di utilizzarlo, come in alcune professioni o in ambito accademico, ad esempio?

"Più che le multe, servirebbe innanzitutto far ricorso al buon senso, e applicare le norme che già ci sono. Occorrerebbe un po’ di autocontrollo da parte degli enti pubblici e dei ministeri (che, mi pare, per ora nulla hanno fatto) per evitare le stupidaggini come il booster delle vaccinazioni Covid al posto di “richiamo“, o l’incredibile selva di anglismi del Piano scuola 4.0".

Non la fantasia di leggi nuove, insomma, ma un preciso indirizzo dato dai ministeri competenti, con semplici circolari?

"Esattamente. Anche se, in fondo, credo che quella della contravvenzione sia più una provocazione... Sicuramente si tratta di una scelta che non premia e non otterrebbe risultati".

Perché, presidente Marazzini?

"L’eccesso sanzionatorio esibito nella proposta di legge rischia di gettare nel ridicolo tutto il fronte degli amanti dell’italiano".

La strada da perseguire?

"Intanto ricorrere a una sana collaborazione con chi, della lingua italiana, si occupa da sempre. Un intervento poteva essere eventualmente concordato con la nostra Accademia. Adesso, ahimè, in questa polemica troveranno spazio anche maggiore tutti quelli che, con la scusa del fascismo e del nazionalismo, ostacolano ogni tentativo di realizzare un’equilibrata convivenza tra le esigenze di internazionalizzazione e la pur legittima attenzione alla lingua nazionale, sovente calpestata ed estromessa senza motivo. Ora urleranno: ecco, avevamo ragione noi".

La proposta di legge prevede anche l’istituzione del Comitato per la tutela, la promozione e la valorizzazione della lingua italiana: cosa ne pensa?

"È un’idea vecchia, già discussa e abbandonata nel 2004".

E per l’università, che effettivamente in tante occasioni sembra cacciar via l’italiano?

"Basterebbe, per portare un po’ d’ordine, applicare la sentenza 422017 della Corte Costituzionale, chiarissima e disattesa. Basti pensare che quella sentenza numero 42 (la possibilità di affiancare, all’erogazione di corsi universitari in lingua italiana, dei corsi in lingua straniera) porta, tra i giudici che l’hanno emessa, il nome prestigioso di un giurista come Paolo Grossi. Insomma, ‘le leggi son, ma chi pon mano ad esse?’. Altro che farne altre, nello stile delle gride manzoniane".