Giovedì 18 Aprile 2024

La crisi eterna che nessuno sopporta più

Il premier Giuseppe Conte

Il premier Giuseppe Conte

Il 12 dicembre 2020 questo giornale aprì la prima pagina con il seguente titolo: "Renzi pronto a far cadere il governo". E’ passato un mese e anche oggi potremmo riscrivere le stesse parole. Nel frattempo è stato, ed è, uno snervante tira e molla di ultimatum, penultimatum, offerte vere e offerte false, veline, mosse e contromosse, minacce, offese, il cui unico scopo è (stato) quello di costringere l’avversario nell’angolo. Renzi vuole l’estromissione di Conte-Casalino da palazzo Chigi come fine vero e ultimo della trattativa, Conte-Casalino si asserragliano a palazzo Chigi come se dalla loro permanenza alla guida del governo passasse il riscatto dell’Italia.

Conte sul Recovery plan: "Dobbiamo correre"

Il Pd – o i molti Pd che abitano al Nazareno – cambiano idea in continuazione. Dei Cinquestelle non vale nemmeno la pena di parlare.

Il gioco di entrambi i contendenti, Renzi-ConteCasalino, è apparso chiaro a tutti: logorare l’avversario, far in modo che il cerino della crisi resti colpevolmente in mano all’altro. Senza fare le verginelle, non stupiamoci troppo: la politica è anche narrazione del momento e tattica, da sempre. Il problema è che la recita andata in scena da più di un mese ha ridotto l’azione di governo alla tattica, e con la tattica non si va molto lontano specie in un frangente in cui la gente - e questa non è retorica - tra zone gialle, arancioni e ristori ha ben altro a cui pensare.

Il balletto in sostanza ha stufato, ed è bene che tutti gli attori in campo se ne rendano conto. Tutti. Inutile che Renzi o le sue ministre ripetano ogni giorno "il governo è finito", ma poi non si dimettano; finché stanno dentro non è finito. Inutile che il premier sposti sempre più in là la deadline del regolamento dei conti o il suo portavoce faccia uscire veline velenose contro quei partner ai quali egli formalmente offre collaborazione. Si tratta solo di una presa in giro. Abbiano tutti e due il coraggio delle proprie azioni, Renzi traendo le somme dall’atteggiamento di un premier che sostanzialmente non ha ceduto molto rispetto a quanto richiesto (servizi, gestione delle risorse, vero reset della squadra di governo per consentire una ripartenza adeguata) e Conte, da parte sua, andando in parlamento a verificare o meno l’esistenza di una maggioranza alternativa ai renziani.

E’ il momento di porre fine a un ipocrita gioco dei quattro cantoni, la gravità della fase che stiamo vivendo impone scelte e non dilazioni. Anche a quel Pd che finora ha messo la testa sotto la sabbia, rinunciando con atteggiamento suicida ad assumere l’iniziativa politica colpevolmente lasciata a Renzi e legandosi invece mani e piedi all’uomo che un anno e mezzo fa firmò i decreti Salvini e si dichiarò più trumpista di Trump.