La crisi esplosa nel Terzo polo Renzi-Calenda, prove di pace Ma resta la sfiducia reciproca

Il comitato politico dei due partiti approva regole congressuali e road map verso il partito unico. Il leader di Azione teme che l’ex premier si sfili dal progetto e possa flirtare con il centrodestra.

La crisi esplosa nel Terzo polo  Renzi-Calenda, prove di pace  Ma resta la sfiducia reciproca

La crisi esplosa nel Terzo polo Renzi-Calenda, prove di pace Ma resta la sfiducia reciproca

di Cosimo Rossi

"Andrà tutto liscio", presagiva un autorevole esponente di Italia Viva entrando alla riunione del comitato politico unitario di Azione e Italia Viva per definire il percorso unitario. Malgrado incomprensioni e incompatibilità caratteriali, infatti, non solo Calenda e Renzi non hanno altra possibilità, ma soprattutto non ne hanno i loro colonnelli e militanti legittimamente alla ricerca di rappresentanza politica. Ragion per cui la riunione ha approvato la road map presentata da Carlo Calenda per la costruzione del partito unico, il cui congresso dovrebbe svolgersi a fine ottobre.

Anche perché, osservano i renziani, si tratta "del documento che avevamo già condiviso". Molto rumore per nulla, insomma. Un "litigio tanto assurdo quanto inspiegabile", fa sapere Matteo Renzi tramite la sua enews confermando la propria serafica intenzione di "non rispondere alle polemiche e alle provocazioni". Quanto al calendario politico del Terzo polo: "Ci vedremo a Napoli il prossimo 10 giugno all’assemblea nazionale di Italia Viva per approvare la costituzione del percorso verso il partito unitario – continua Renzi – Fino a quel momento si lavora sotto traccia per costruire una alternativa credibile al sovranismo e al populismo". "Nessunissimo problema", a varare il programma proposte da Calenda, assicura anche Maria Elena Boschi entrando alla riunione del comitato. "I problemi li hanno aperti ieri gli amici di Azione, con Calenda e Richetti – dice l’ex ministra delle riforme – Per noi rimane l’idea del progetto del partito unico che va avanti".

Se così sarà, stando alla road map di Calenda entro il 15 giugno le assemblee dei due partiti voteranno l’approvazione delle regole del congresso e si apriranno le iscrizioni al "Partito unico" di nome oltre che di fatto. Dopodiché "le votazioni congressuali sulle liste di delegati all’assemblea nazionale e sul segretario nazionale ad esse collegato si svolgeranno entro il 20 ottobre". Al che, il 28-29 ottobre si dovrebbe svolgere l’assise costitutiva del soggetto unitario e entro la fine del 2024 Azione e Italia viva si scioglieranno definitivamente. La postilla sull’obbligo di scioglimento entro la fine del prossimo anno pare un’aggiunta rispetto alla precedente versione che non prevedeva scadenze.

Ma si tratta comunque di tempi laschi. Anche perché non è tanto la garanzia sullo scioglimento dei partiti che preme al leader di Azione quanto quella sulla propria candidatura unica alla leadership, in modo così da esser sicuro di poter sventare il pericolo che Renzi si avvicini al centrodestra: ipotesi non così peregrina se all’indomani delle europee si aprisse la partita della riforma sul premierato, tantopiù che gli autorevoli studi dell’Istituto Cattaneo fanno presente che la contendibilità dell’elettorato moderato è tutto interna al centrodestra. Per cui un passaggio dall’appoggio esterno al governo per Renzi potrebbe essere necessario. Ed è questo che mette in agitazione Calenda.

Non che Iv pensi a nomi alternativi, ma certo Boschi non si sente di escluderlo rispondendo ai giornalisti: "Come si fa a fare un congresso finto in cui nessuno si può candidare in alternativa a Calenda? - dice la deputata renziana – Abbiamo lottato per anni nel Pd perché non fosse quello il modello, figuriamoci se lo vogliamo replicare in un partito nuovo". Il nome che circola è quello di Luigi Marattin. Quello che spaventa Calenda è quello Carlo Cottarelli, attualmente indipendente Pd insoddisfatto della linea Schlein. Ma la candidatura che potrebbe davvero contendere la segreteria del nuovo partito unico, anche se può sembrare un po’ scontato in tempi di leadership femminili, è proprio quella delle lottatrice Maria Elena Boschi.