Giovedì 25 Aprile 2024

La corsa di Bonaccini: "No ai politici lobbisti. Onestà non basta, al Pd chiedo sobrietà"

Il governatore dell’Emilia-Romagna gira l’Italia in vista delle primarie: "Voglio rigenerare il partito. Da Matteo Ricci ho raccolto un impegno: una legge contro il lavoro povero e per il salario minimo legale"

Stefano Bonaccini (Ansa)

Stefano Bonaccini (Ansa)

Al Pd, di oggi e di domani, non chiede onestà, "un prerequisito per fare politica". Chiede soprattutto "sobrietà, un valore". D’altronde chi conosce Stefano Bonaccini, governatore dell’Emilia-Romagna candidato alla segreteria nazionale, sa che ha distrutto una Seat Ibiza a forza di chilometri macinati tra paesini, comizi e autogrill. E, ora, lo vede muoversi da Nord a Sud su un furgoncino a sei posti ‘griffato’ Energia popolare. L’appello arriva nei giorni del Qatargate, che apre una nuova questione morale a sinistra. E Bonaccini, che definisce "necessario costruire un sistema di prevenzione" sul lobbismo, chiarisce subito un punto: "Quello che preoccupa di questa vicenda è la politica che si trasforma in lobby".

Presidente, esiste una nuova questione morale a sinistra?

"L’inchiesta non riguarda la sinistra in quanto tale o i suoi dirigenti: nel caso il Pd è parte lesa e come tale si comporterà. Il punto è un altro: sta emergendo una vicenda gravissima. Abbiamo visto comportamenti totalmente incompatibili con la nostra comunità e i nostri valori. Direi con la mia idea di democrazia".

Si torna a Enrico Berlinguer...

"La politica deve essere libera da condizionamenti privati o stranieri, deve far vivere le istituzioni e non occuparle, non può essere strumento di terzi. Berlinguer per me resta il baluardo dell’agire pubblico e della militanza politica. Aggiungo un’altra cosa: la sobrietà è un valore per chi si occupa della cosa pubblica. Sarò all’antica ma io vengo da quella tradizione".

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"Letta è stato invece molto netto e il Pd si costituirà appunto parte lesa. Allo stesso modo la delegazione al Parlamento europeo del Pd ha tenuto un atteggiamento duro nelle votazioni sul Qatar. Per me nessuno può pensare alla politica e ai partiti come strumenti di pressione o come lobby. Ancora più grave e inaccettabile se si pensa di poterlo fare per sostenere gli interessi di Paesi stranieri. O si fa politica o si è lobbysti".

Bisogna darsi norme più chiare sul lobbismo?

"Sì, è necessario costruire un sistema di prevenzione, anche se il lobbismo in Europa è normato: ma quello che preoccupa di questa vicenda è la politica che si trasforma in lobby. Nessuna legge potrà mai prendere il posto di una politica che deve essere autonoma, libera da condizionamenti, estranea a fenomeni di corruzione. E qui torna la questione morale, ripeto: una priorità".

Ricolleghiamoci al Pd. Cosa significa rifondarlo?

"Il Pd è prima di tutto una comunità di persone, militanti, volontari, elettori. Molte cose non hanno funzionato, inutile nascondercelo. Ma il nostro compito è rigenerare sia il partito che il centrosinistra, non distruggere, altrimenti la destra governerà indisturbata per vent’anni. Ma ricordo che questo non lo vuole più di un italiano su due".

Le correnti sono un problema?

"Ribadisco che non chiederò l’appoggio di alcuna corrente. Le correnti, per come le abbiamo viste, non hanno più senso. Hanno smesso di produrre idee e fare sintesi, hanno finito per premiare la fedeltà anziché il merito. Bisogna cambiare in maniera radicale. Nessuno votando Bonaccini avrà rendite di posizione".

Cosa direbbe allora, se eletto, ai nuovi dirigenti Pd?

"Basta parlare fra di noi, ascoltiamo e confrontiamoci con le persone. Ripartiamo dalla vita reale e dai territori. Chiedo invece a tutte le donne e a tutti gli uomini del Pd di mettersi in gioco per costruire insieme un partito progressista e riformista, che mette al centro il lavoro e la lotta alle diseguaglianze".

Domani a Roma sarà protagonista di un evento con il sindaco di Pesaro Matteo Ricci sulla ‘sinistra popolare per l’Unità del nuovo Pd’. Cosa significa oggi?

"Una sinistra che sta in mezzo alle persone e si occupa dei loro problemi, a partire dal diritto a un lavoro dignitoso, sicuro e adeguatamente remunerato; o da quello alla salute e all’istruzione, per i quali non può esserci distinzione tra ricco e povero. Da Ricci ho raccolto l’impegno ad una proposta di legge di iniziativa popolare contro il lavoro povero e per il salario minimo legale. Se la destra ha i numeri in Parlamento, noi possiamo e vogliamo fare una battaglia a tutto campo nella società".

Al momento ci sono tre candidati emiliani per guidare il Pd: lei, Elly Schlein e Paola De Micheli. È l’occasione buona per ribaltare la ‘regola Togliatti’ degli emiliani amministratori e non politici?

"Eppure fu proprio Togliatti a scegliere la nostra terra per avviare la stagione del partito nuovo e del riformismo del Pci, parlando anche di ceto medio ed Emilia rossa. Viviamo in un altro mondo, ma è proprio in Emilia-Romagna che la sinistra ha sperimentato e praticato un’idea di società aperta, di superamento del concetto di ‘classe’ e di pratica del dialogo sociale".

Riuscirà, nel caso, a gestire il doppio incarico di segretario-governatore?

"Onorerò fino al termine del mandato l’impegno preso con gli emiliano-romagnoli: governare una Regione come l’Emilia-Romagna lo considero un punto di forza per la leadership del Pd, non di debolezza. Peraltro, ho una squadra validissima".

Tutti i candidati alla segreteria sono pronti a collaborare l’uno con l’altro. Ma come, concretamente?

"Dandoci un taglio col passato: basta con i litigi e le divisioni interne, non li sopporta più nessuno. Peraltro, con Elly e Paola abbiamo già collaborato molto bene. Mi fido di loro e loro possono fidarsi di me".