Martedì 23 Aprile 2024

La corsa di Bonaccini nel Pd "Segretario e governatore? Nulla lo vieta, ma è meglio di no"

Il politologo Pasquino: "La politica è un mestiere gravoso, serve gente a tempo pieno". Il presidente della Regione ribatte: "Sono cariche conciliabili, altrimenti non mi sarei candidato"

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di Francesco Moroni

BOLOGNA

Professor Pasquino, è possibile portare avanti l’eventuale ‘doppia carica’? Riuscire, cioè, a far convivere il ruolo di segretario di partito con quello di presidente di Regione? "La risposta è si, e si capisce subito il perché: c’è un precedente recente, quello di Nicola Zingaretti (ex segretario Pd e presidente del Lazio, ndr). A me, però, non sembra ben augurante". Gianfranco Pasquino, politologo e professore emerito di Scienza Politica all’Università di Bologna, risponde in maniera secca alla domanda diretta. Domanda sulla bocca di tutti, dopo l’annuncio di qualche giorno fa della candidatura del governatore emiliano romagnolo, Stefano Bonaccini, a segretario del Pd. Pasquino non nasconde, però, una punta neanche troppo velata di pessimismo al riguardo: "Il precedente, come dicevo, non mi sembra particolarmente brillante. Fare il segretario di partito è un mestiere a tempo pieno, tanto quanto quello di presidente di una regione importante come Lazio ed Emilia-Romagna".

Secondo lei l’attuale fase di ricostruzione della sinistra ha bisogno di un impegno ‘esclusivo’?

"Dal punto di vista delle regole non c’è nulla di sbagliato, ma non sono convinto da un punto di vista dell’attenzione e delle capacità in gioco. E non mi sembra nemmeno auspicabile un segretario dal doppio ruolo per la sinistra, in questo momento: in virtù del passato recente, chiunque ricoprirà l’incarico dovrà investire un surplus di energie. Sento poche parole da parte di Bonaccini sulla necessità di un reale cambiamento".

La linea del governatore non la convince?

"Il Pd deve ripartire da donne e uomini che vogliono cambiare la politica, non da amministratori che fanno già i sindaci o ricoprono altri ruoli".

Eppure il percorso di Bonaccini verso la segretaria nazionale parte da lontano ed era nell’aria da tempo…

"Direi di sì, da diverso tempo".

Il presidente dell’Emilia-Romagna, un paio di anni fa, ha anche pubblicato il volume ‘La destra si può battere’. Lei cosa pensa serva, oggi, per battere la destra al governo?

"In primis, bisognerà capire dal prossimo segretario se si aspetterà una destra al governo per cinque anni, quindi con un lungo periodo di attesa, oppure no".

Bonaccini è stato chiaro, dichiarando a ‘L’Aria che tira’ su La7 come ’Il primo impegno sia costruire le condizioni per riportare, fra cinque anni, la sinistra e il partito al governo del Paese’. Se dovesse trascorrere questo arco di tempo, cosa potrebbe riportare i dem al governo?

"Al di là che possa diventarlo Bonaccini o meno, il prossimo segretario dovrà essere in grado di organizzare al meglio l’opposizione in parlamento e quella sociale allo stesso livello. Un compito difficile, fatto di politiche alternative a chi governa. Poi ci sarà anche la necessità di chiarire chi saranno i collaboratori stretti e come verranno scelti".

E se il governo Meloni non dovesse arrivare alla fine della legislatura, invece?

"Il prossimo segretario dovrà aver già intessuto alleanze che lo porteranno a essere pronto a governare e a prendere in mano la guida del Paese".