Giovedì 18 Aprile 2024

La condanna di Trump Aggredì sessualmente una scrittrice Maxi multa, tegola sulla candidatura

Jean Carroll lo aveva accusato di averla violentata nel 1996. Lui: "Verdetto vergognoso, non la conosco". I giudici: non fu stupro. Ma l’ex presidente dovrà pagare 5 milioni di dollari. E ora teme ripercussioni politiche.

NEW YORK

Aggressione a sfondo sessuale? Sì. Diffamazione tramite i social? Pure. Ma stupro no, quello no. Secondo la giuria della corte di Manhattan, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, 76 anni, non stuprò la scrittrice, oggi 79enne, Jean Carroll nei camerini di un grande magazzino nel 1996, ma fu un’aggressione sessuale seguita poi da una diffamazione. È questo il verdetto raggiunto nel processo civile a New York contro il tycoon, condannato a pagare un indennizzo di cinque milioni di dollari. Un fulmine a ciel sereno per la corsa di Trump alla Casa Bianca, una macchia che rischia di allargarsi come olio sulla sua candidatura alle presidenziali dell’anno prossimo. E sempre perché le coincidenze hanno un peso, questa bomba è scoppiata proprio nel giorno in cui Melania Trump, sua consorte, si è pubblicamente esposta dicendosi entusiasta di tornare a essere fist lady, e garantendo sulla integrità del tycoon nel suo impegno istituzionale. Il processo ha tenuto incollato il Paese alla tv, soprattutto quando Carroll ha testimoniato in aula raccontando i vividi dettagli dell’episodio e i suoi sensi di colpa.

"Sono qui perché Donald Trump mi ha violentata", aveva esordito, sintetizzando una sofferenza durata 30 anni e confermata da alcuni amici. Carroll ha anche spiegato perché non avesse mai denunciato l’ex presidente prima del 2019. "Mi vergognavo, pensavo fosse colpa mia", ha detto con la voce strozzata dalle lacrime. Sono cinque i milioni di dollari che, secondo la giuria di New York, la scrittrice dovrà avere da Trump: 3 per la diffamazione e 2 per l’aggressione. "Non ho assolutamente idea di chi sia questa donna, che evidentemente cerca solo di farsi pubblicità – ha tuonato Trump –. Questo verdetto è una vergogna. Una continuazione della più grande caccia alle streghe di tutti i tempi". L’ex presidente si è sfogato così su Truth, piattaforma social da egli stesso creata. La medesima attraverso la quale secondo i giudici è avvenuta anche la diffamazione. Nell’ottobre del 2022 definì una truffa le accuse della scrittrice.

Il team legale di Trump ha dichiarato che farà appello contro il verdetto: "Il continuo abuso della nostra grande Costituzione per fini politici è disgustoso e non può essere tollerato. La nostra nazione è in guai seri quando affermazioni prive di prove o testimoni oculari possono invadere i nostri tribunali per ottenere punti politici". È la prima volta che un presidente degli Stati Uniti viene ritenuto responsabile di un’aggressione sessuale.

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