La città dove si vive meglio è Bologna Scivolone di Milano, la cavalcata di Siena

Dominio dell’Emilia-Romagna. Effetto Covid, il Nord e la Lombardia penalizzate. Firenze, Roma e Venezia pagano il calo di turisti

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di Veronica Passeri

Il nord perde terreno, il sud non recupera ma Bologna guadagna 13 posizioni rispetto al 2019 e conquista la vetta della classifica annuale stilata dal Sole 24 Ore sulla qualità della vita. La 31esima edizione, quella segnata in modo inequivocabile dall’emergenza sanitaria. L’anno nero del Covid-19 premia Bologna, conferma Bolzano e Trento rispettivamente al secondo e terzo posto – ma dovranno ora misurarsi con un inverno difficile per l’economia della montagna – e mette in risalto tutta la sofferenza, tra contagi, decessi e crisi economica, delle città del nord Italia. Un caso, emblematico, è quello di Milano che dalla vetta dell’anno scorso perde undici posizioni e finisce al 12esimo posto.

La classifica vede Bologna in testa che traina un po’ tutte le province dell’Emilia Romagna, ben 5 su 9 si piazzano tra le prime venti posizioni: Parma all’ottavo posto, Forlì-Cesena al 14esimo, Modena al 15esimo e Reggio Emilia al 17esimo. Siena domina in Toscana, si piazza 11esima e scala ben 24 posizioni. Come mai si vive bene a Bologna? La città, secondo il report del Sole 24 Ore che si basa su sei aree tematiche, ha la sua primazia sul fronte ricchezza e consumi, è quarta in affari e Lavoro, seconda in ambiente e servizi, terza in cultura e tempo libero. Ma non brilla per sicurezza e gestione della giustizia.

Il resto del nord, però, risulta penalizzato dagli effetti su larga scala del virus e Milano, vincitrice nel 2018 e nel 2019, scivola giù per il crollo del Pil pro capite in base alle stime 2020, ma anche per il nuovo indicatore sullo spazio abitativo medio a disposizione (con una media di 51 metri quadri per famiglia). Non solo, anche alle città d’arte non va meglio per gli effetti negativi della pandemia sul settore turistico e su tutto quello che ci gira attorno. Secondo la ricerca, la crisi sanitaria zavorra le aree metropolitane più turistiche come Venezia (33esima, in calo di 24 posizioni), Roma (32esima e perde 14 posizioni), Firenze (27esima, meno 12 posizioni) e Napoli (92esima meno 11 posizioni).

Non va meglio al sud dove i problemi restano gli stessi di sempre – dalla mancanza di infrastrutture adeguate agli alti tassi di disoccupazione, benché il capitolo demografia e salute registri molti passi avanti – e le località di mare, che di solito si salvavano, risentono della mancanza di turisti: peggiorano, infatti, le province della Puglia e della Sardegna (a eccezione di Cagliari e Foggia), perdono posizioni anche Salerno in Campania e Siracusa e Ragusa in Sicilia. Rimini, tradizionale punto di riferimento del divertimento sulla costa adriatica, passa dalla 17esima alla 36esima posizione. In controtendenza solo la Liguria, tutta in miglioramento, dove addirittura Genova, 19esima, celebra con una buona performance la riapertura del viadotto sul Polcevera dopo il crollo del ponte Morandi recuperando 26 posizioni. A registrare ’scatti di crescita’, piazzandosi nella top ten, sono anche altre province di medie dimensioni come Verona, quarta (più 3 posizioni) mentre Trieste si conferma quinta, Udine sesta (più 10) mentre Aosta resta settimana e Parma sale all’ottavo posto, infine Cagliari nona (più 11). Al decimo posto c’è Pordenone e in fondo alla classifica, al 107esimo posto, Crotone, preceduta da Caltanissetta, ultima lo scorso anno. Un dato trasversale, e positivo, è stato l’aumento in alcune province della spesa sociale per l’assistenza domiciliare e il trasporto di anziani e disabili. Bologna ha registrato un aumento pro capite del 53,9% e Caserta del 49,8%.