Rotti gli indugi sul Donbass, quanto potrebbe il modello di Vladimir Putin essere valido per Taiwan nel caso la Cina voglia accelerare il controllo sull’isola ribelle? La domanda è lecita considerando che lo zar a inizio mese si è recato a Pechino dal ’caro amico’ Xi Jinping per l’apertura dei Giochi, tornando a casa con la più forte dichiarazione congiunta Russia-Cina dal crollo sovietico, alla base di quello che vuole consolidare come un contrappeso alla proiezione del potere globale degli Stati Uniti. Stracciando l’accordo di Minsk e occupando formalmente il territorio ucraino, il capo del Cremlino potrebbe aver almeno sorpreso Xi, impegnato ancora la scorsa settimana con il presidente francese Emmanuel Macron a perorare una soluzione negoziale della crisi.
Da Pechino, però, si è profilato un sostegno silenzioso all’operato di Putin: i funzionari cinesi, come confermato dalla debole dichiarazione al Consiglio di sicurezza dell’Onu, hanno smesso di fare riferimenti all’accordo: "L’unico modo possibile per risolvere la questione ucraina è tornare all’accordo di Minsk 2, punto di partenza di questa questione, il prima possibile".