di Alessandro Farruggia "Chi è che può avere influenza su Putin in questo momento? Solo la Cina. Se Pechino facesse capire a Putin che non ha più il suo sostegno, Putin si troverebbe da solo. Ma purtroppo credo che per ora la Cina non interverrà e se lo farà di sua sponte sarà solo prima che la situazione degeneri ulteriormente verso un punto di non ritorno". Così il professor Maurizio Scarpari, sinologo, saggista, storico docente all’università Ca’ Foscari di Venezia. Perché la Cina non ha voluto fare da subito questo lavoro di mediazione? "Pechino poteva ben farlo quando era già chiaro che non era più una questione di Donbass, ma di cambio di governo a Kiev: se non l’ha fatto è perché la Cina vuole trarre dei vantaggi strategici da questa situazione. Sarà anche stata sorpresa dalla velocità nella quale sono evoluti gli eventi, ma alla Cina è utile che si crei instabilità in Europa, questo fa parte da tempo della sua filosofia: la destabilizzazione delle democrazie occidentali è funzionale alla crescita dello status della Cina. Quindi fa quasi comodo che il ’lavoro sporc’ lo faccia Putin, ma, attenzione, fino a un certo limite...". La Cina utilizzerà Putin fino a che le serve? "La Cina fa affari con tutto il mondo, non può vedere compromesse la via della seta e il ruolo nel commercio mondiale. La Cina è un gigante economico. Ha una classe al potere competente e preparata. Quindi ha un senso che in una seconda fase agisca per raffreddare la crisi. Intanto, con un recentissimo accordo con Putin si presa il 60% più del gas che riceveva prima dalla Russia, poi ha fatto un accordo sul grano. Quindi si è già presa dei vantaggi economici. E poi se Putin viene sempre più emarginato con sanzioni di ogni tipo viene sempre più buttato ...
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