Giovedì 18 Aprile 2024

La Cia e il caso Mattei L’allarme nei dossier "I petrolieri italiani ora sono contro di noi"

Nelle carte desecretate la ricostruzione di quanto accadde nel 1955. Gli imprenditori si schierarono con l’Eni, gli americani si sentirono traditi

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di Guido Bandera

Tutti contro gli americani che potrebbero "comprarsi il Paese a colpi di dollari". Non a Cuba, ma nei salotti della Roma bene, fra i “gentiluomini“ amici del principe nero, Junio Valerio Borghese, e negli uffici dei petrolieri, in teoria alleati dello Zio Sam e nemici dell’Eni di Enrico Mattei, con il quale invece fanno "fronte comune". Spaventati dall’ipotesi che le compagnie Usa "assorbano l’intera produzione italiana". Una guerra silenziosa scoppia nell’estate rovente del 1955. In via Veneto, dal 1931 sede dell’ambasciata americana allora retta dalla pasdaran dell’anticomunismo Claire Boothe Luce, e nella stazione italiana della Cia, scatta l’allarme. Nei 13mila documenti desecretati sull’omicidio di John Fitzgerald Kennedy c’è ben più dell’insinunazione di un Enrico Mattei "fascista e finto partigiano". C’è la cronaca di uno scontro fra l’establishment italiano e gli interessi degli alleati.

È l’11 agosto e nell’apparente serenità dell’afa estiva di un Paese sotto la tutela della Nato, non ancora ammesso all’Onu, scoppia la grana. Sono gli “amici“ petrolieri a tradire. Il capo della base milanese dell’agenzia di intelligence spedisce infatti a Washington, via Roma, un cablo di tre pagine. "La gran parte delle compagnie italiane era contro l’Eni fino al IV congresso mondiale delle aziende (4 giugno 1955, ndr), adesso sono con Mattei contro lo sfruttamento dei giacimenti italiani da parte degli interessi americani", scrive allarmato Lester A. Simpson. Da qualche settimana il democristiano Mario Scelba ha lasciato il posto di presidente del consiglio al futuro capo dello Stato Antonio Segni, stesso partito. L’ambasciatrice Luce aveva svolto "un’attività intensa in favore delle sette grandi del petrolio (le grandi multinazionali occidentali ndr) che è rallentata dalla caduta di Scelba – spiega preoccupato Simpson –, anche se molti dei suoi rappresentanti hanno iniziato a manovrare con il governo Segni". Eppure "l’atteggiamento dei circoli italiani del petrolio, essendo informati dalle supposte attività Usa, è ostile. Sanno infatti – prosegue il capo della Cia a Milano – che gli americani hanno sostenuto finanziariamente la destra nelle recenti elezioni siciliane". Per la cronaca, alla regionali del ’55 ai monarchici va il 12% dei voti e ai missini quasi il 10. Un messaggio chiaro alla Dc e agli imprenditori italiani, che però non si spaventano e mettono in campo contromisure. Almeno per essere "informati". Cercano di sapere e nella migliore tradizione dell’intelligence vengono spiati e seguiti a propria volta. Come due anni prima, quando viene nominata ambasciatrice Claire Luce. Subito – scrive ancora Simpson – "si organizza un incontro segreto (di cui la Cia viene subito a sapere) con il principe Junio Valerio Borghese (ex capo della Decima Mas, repubblichino e futuro protagonista del tentato golpe del 1973) e con il diplomatico ex squadrista Remigio Danilo Grillo, vice direttore generale degli Esteri (già console in Usa, ndr)".

Loro e quelli che l’americano chiama "sommozzatori", forse con riferimento alla Flottiglia di Borghese, riescono "a ottenere buone entrature". E quando gli americani provano a sondare Ferdinando Peretti, fondatore della compagnia petrolifera Api, per entrare nel settore, immediatamente "lo riferiscono a Mattei". Al punto che il capo dell’Eni ritiene meglio evitare gli americani per un po’. "La sfiducia è arrivata al punto – prende atto mister Cia – che pochi giorni fa l’agente di una compagnia petrolifera Usa ha chiesto appuntamento a Mattei, lui si è negato ed è subito partito per la Costiera Amalfitana". E naturalmente l’intelligence lo viene a sapere.