Martedì 23 Aprile 2024

La Chiesa e l’intelligenza artificiale "Diamo un’etica agli algoritmi"

Istituita una nuova fondazione. L’arcivescovo Paglia: evitiamo la dittatura digitale

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CITTÀ DEL VATICANO

La Chiesa non può e non vuole perdere il treno della postmodernità. Nell’Ottocento papa Gregorio XVI stigmatizzava gli ultimi ritrovati della tecnica, le ferrovie, definendole "manifestazioni del demonio", oggi Francesco solca i binari del progresso diretto verso la nuova frontiera della ragione, l’intelligenza artificiale. Questa rappresenta "un dono di Dio", chiarì nel febbraio 2020, in occasione della firma del manifesto Rome Call for AI Ethics, ma necessita di un approccio etico per scongiurare che gli algoritmi, sempre più pervasivi nel quotidiano, anche in virtù delle tracce informatiche che lasciamo in Rete, assoggettino l’uomo agli interessi economici di pochi.

Da qui la decisione, resa nota ieri, di istituire la fondazione ’renAIssance’ per l’intelligenza artificiale, avente sede in Vaticano, presso la Pontificia Accademia per la Vita. Proprio il presidente del dicastero, l’arcivescovo Vincenzo Paglia (foto), è tra gli ispiratori della fondazione che ha il compito di promuovere la Call per un’etica degli algoritmi, sottoscritta dal presidente di Microsoft, Brad Smith, e dal vicepresidente di Ibm, John Kelly III.

"La fondazione non vuole fungere da Santa inquisizione dell’intelligenza artificiale – spiega –. Tutt’altro, l’intento è quello di accompagnare la rivoluzione digitale. Al momento della firma del manifesto coniammo il termine ‘algorEtica’, perché anche gli algoritmi hanno bisogno di una dimensione morale. Va evitata una dittatura di queste nuove tecnologie, bisogna scongiurare che chi possiede i big data ne faccia quello che vuole, serve una prospettiva umanistica". Come nel campo delle tecniche per il ’riconoscimento facciale’, con cui, avverte monsignor Paglia, "si può bloccare la vita di chiunque".

Giovanni Panettiere