Venerdì 19 Aprile 2024

La Chiesa apre alle donne? È un’illusione

Lucetta

Scaraffia

Il Motu Proprio di Papa Francesco che apre alle donne i ministeri del lettorato e dell’accolitato ha suscitato in genere commenti favorevoli, interpretato come un ulteriore passo al riconoscimento delle donne nella vita della Chiesa. Ma è davvero un progresso concedere alle donne funzioni che svolgono da decenni, perfino durante le messe a San Pietro, riconoscimento che nessuna organizzazione femminile ha mai chiesto? Il testo inoltre classifica il diaconato insieme al sacerdozio in un settore a parte, perché entrambi "ministeri ordinati", implicitamente escludendolo per le donne, quando invece è l’unico ministero che l’Uisg, l’Unione internazionale superiore generali, aveva richiesto al Papa. La nuova commissione sul diaconato femminile non si è ancora riunita, né si sa quando lo farà, ma c’è forte timore che finisca come la precedente, cioè senza un nulla di fatto, anche grazie a questo ultimo documento. La decisione papale pone anche un altro problema, quello del controllo della gerarchia sui laici. Se, finora, a una qualsiasi fedele poteva succedere di essere avvicinata prima della messa dal sacerdote che le chiedeva di leggere una delle letture, facendola così sentire parte attiva della comunità, da oggi ci vorrà il riconoscimento del vescovo. Con un ulteriore passo verso la clericalizzazione della vita dei fedeli e un aumento della selezione e del controllo delle donne. La proposta del Concilio Vaticano II di ripristinare il diaconato permanente, cioè di stabilirlo come ministero diverso dal sacerdozio, con la possibilità di ordinare diaconi sposati, è l’unica vera alternativa alla richiesta del sacerdozio femminile. Ma la paura dell’ingresso vero delle donne nella vita della Chiesa è così forte che ogni passo avanti – in genere tardivo e inconsistente – viene circoscritto a pochi incarichi e, soprattutto, presuppone uno stretto controllo da parte della gerarchia.