Mercoledì 24 Aprile 2024

La chef nel mirino. Offre un pasto ai migranti, l’odio sui social: devi morire

La Spezia, dopo lo sbarco della Geo Barents

Silvia Cardelli, chef e proprietaria dell’Osteria della Corte di Spezia

Silvia Cardelli, chef e proprietaria dell’Osteria della Corte di Spezia

Ha ricevuto l’applauso della città ma anche, purtroppo, insulti e minacce da parte dei soliti leoni da tastiera sempre pronti a gettare odio, nascondendosi dietro l’anonimato del web. Silvia Cardelli è la chef e proprietaria del ristorante Osteria della Corte di Spezia, città dove sabato scorso è sbarcata la nave Geo Barents con 237 migranti a bordo, fra i quali donne e bambini. Quel giorno Silvia e il suo staff hanno voluto partecipare alla grande macchina dell’accoglienza preparando 180 pasti caldi da donare alla Caritas, per portare conforto a chi era sceso dalla nave dopo un viaggio estenuante dalla Libia. Un gesto che, insieme all’incondizionato apprezzamento della città, ha però scatenato anche un’ondata di commenti negativi sia sui social network che direttamente alla mail del ristorante. Frasi cariche di odio verso chi si è speso in prima persona (anche economicamente) per aiutare chi in quel momento aveva bisogno di un supporto. E c’è anche chi si è spinto ad augurarle di morire. Anche in questo caso Spezia città ha dato la sua risposta nel segno della civiltà e solidarietà: un gruppo di cittadini ha organizzato ieri un pranzo da 25 persone proprio all’Osteria della Corte, per portare sostegno a Silvia Cardelli e lanciare un messaggio chiaro. Anche a chi, alla notizia del pranzo, ha rincarato la dose con altri messaggi al vetriolo alla mail del ristorante, con frasi cariche di odio razziale. Prima portata a tavola il ’Riso del migrante’, fra i commensali anche il direttore della Caritas spezzina don Luca Palei.

"Ho ricevuto una mail in cui ci augurano di morire e una pioggia di commenti negativi – spiega Silvia Cardelli – però ho anche visto tanta solidarietà, mi sono sentita protetta da una rete di persone che hanno voluto sostenermi, molti sconosciuti mi hanno chiamato per ringraziarmi per quanto ho fatto".

Nel ristorante spezzino lavora anche Kassim Soulamain, un giovane arrivato dal Ghana come migrante in Italia nel 2015, da un anno e mezzo al lavoro al fianco di Silvia Cardelli. "Kassim – prosegue Cardelli – non ha voluto leggere le cose brutte che sono state scritte, lo facevano star male. Io non so quante delle persone che hanno commentato con cattiveria si siano documentate sulle violenze che subiscono questi ragazzi e ragazze sull’altra sponda del Mediterraneo. Un pasto caldo mi sembrava il minimo che questa città potesse offrire: l’ho fatto io, ma avrebbe potuto farlo chiunque, l’importante è tendere una mano per far capire a queste persone che non devono più avere paura". Si tiene stretta la solidarietà della città così come gli apprezzamenti per quanto fatto, ma non intende lasciare cadere nel vuoto quei messaggi di odio e razzismo. "Presenterò una denuncia alla polizia postale", dice Silvia Cardelli, mentre nel suo ristorante entrano sei persone arrivate appositamente dal Tigullio a darle sostegno.