La chat contro la 13enne: "Ammazzati, sei l’Ebola". Indagata tutta la classe: è istigazione al suicidio

Quindici ragazzini delle medie nei guai: contestato anche lo stalking. Una compagna ha raccontato tutto l’orrore alla mamma della vittima.

La chat contro la 13enne  "Ammazzati, sei l’Ebola"  Indagata tutta la classe:  è istigazione al suicidio

La chat contro la 13enne "Ammazzati, sei l’Ebola" Indagata tutta la classe: è istigazione al suicidio

Una 13enne nel mirino di una intera classe: una lotta impari, da codardi. Insultata, umiliata, emarginata. Ennesimo caso di cyberbullismo in una scuola media in provincia di Latina. Questa volta, però, l’intera classe è stata denunciata per stalking e istigazione al suicidio. I quindici ragazzini (alcuni si erano levati prontamente dalla discussione virtuale, restano nei guai 12 maschi e 3 femmine) sotto inchiesta hanno creato un gruppo segreto su WhatsApp, chiamato ’Anti Ebola’, malattia alla quale era associata la vittima. Gli studenti hanno ideato quella chat dell’odio, in cui insultavano la compagna a sua insaputa e in cui organizzavano scherzi di pessimo gusto da mettere in atto, come l’imitazione delle sue movenze, della sua camminata e della sua postura.

Da una prima ricostruzione del caso, sembra che nel gruppo fosse previsto, infatti, un vero e proprio regolamento volto a discriminare la vittima. Le azioni contro la ragazzina dovevano essere svariate: oltre agli insulti che ognuno dei partecipanti avrebbe dovuto rivolgerle in chat privata, si aggiungevano i commenti sgradevoli sui social e prove giornaliere da superare, come quella che consisteva nel passarle accanto senza toccarla per non farsi "infettare". La chiamavano "ebola" e si scrivevano "evitatela", come fosse un virus. "Passatele accanto ma senza toccarla. Chi la tocca muore ed esce dal gruppo", dicevano i leader del gruppo di bulli. La vittima si è ritrovata da sola ad affrontare la crudeltà dei compagni che sembrerebbe siano addirittura arrivati a pensare che meritasse di morire. "Deve uccidersi, è una poveretta", scrivevano. La studentessa nel mirino per difendersi è stata costretta a limitare quanto più possibile il contatto con i compagni, per questo motivo era solita arrivare in classe all’ultimo minuto per evitare di trovarsi faccia a faccia con gli altri studenti prima dell’arrivo dell’insegnante, che rappresentava una sorta di freno alle angherie. Anche il suo rendimento scolastico è stato influenzato dalla violenza a cui veniva sottoposta subendo un netto peggioramento. Ogni giorno vissuto come un incubo, con l’angoscia di non sapere perché la sua classe si fosse messa contro di lei. Quella classe che dovrebbe essere un ambiente inclusivo e accogliente, formato da amici insieme ai quali crescere e imparare. La madre, che nel frattempo aveva notato dal registro elettronico i continui ingressi in ritardo, nonostante accompagnasse tutti i giorni la giovane agli stessi orari, ha iniziato ad insospettirsi.

La situazione è cambiata solo quando una delle studentesse è uscita dal gruppo e ha confessato alla compagna le cattiverie che gli altri membri della classe le rivolgevano alle spalle. A quel punto, la ragazzina ha trovato il coraggio di raccontare l’accaduto alla madre, che è immediatamente intervenuta. Dopo la denuncia della donna, è intervenuta la polizia postale che ha raccolto i messaggi scritti sul gruppo dai ragazzini per svolgere gli accertamenti. La procura dei minori ha già iniziato le indagini. Adesso il Centro antiviolenza minorile di Latina sta organizzando degli incontri con gli studenti coinvolti per renderli consapevoli della gravità del loro comportamento. La Garante per l’infanzia e l’adolescenza del Lazio, Monica Sansoni, ha incontrato gli studenti.