Mercoledì 24 Aprile 2024

La censura della storia è un errore

Roberto

Giardina

Il passato che non passa, in Italia ma non solo. Lasciare la foto di Mussolini che fu ministro? Buttarla nel cestino, non basta. Perché no? Ma rimarrebbe un’ombra sulla parete. Al Foro Italico di Roma sui mosaici leggiamo ancora "Viva il Duce". Li scalpelliamo via? A Berlino hanno quasi cancellato il Muro, e il Bunker di Hitler è stato sepolto sotto un manto di cemento. Le tracce di due dittature. Ma il passato non si cancella con le ruspe. Rimangono le cicatrici, anche se ci illudiamo che siano invisibili. Cambiare il nome delle strade che ricordano le conquiste coloniali, non ci assolve dai crimini commessi in Etiopia o in Libia. Il desiderio di cancellare il nostro ieri dimostra che si ha un problema non risolto. A Norimberga furono impiccati i capi del nazismo. Un atto di giustizia che fu un’assoluzione per le migliaia, o milioni di colpevoli, che sostennero di avere obbedito agli ordini. Togliatti concesse l’amnistia per chiudere i conti con il fascismo e poter ricominciare. Ma fu impossibile dimenticare, come continuiamo a dover ammettere quasi ottant’anni dopo. Gli ucraini continuano a odiarsi dopo due guerre, tra quanti combatterono un secolo fa con i russi dello Zar e coloro che indossarono la divisa austriaca e, dopo, con i nazisti contro Stalin.

Per noi e loro sono trascorse tre generazioni, ma sono le storie dei nostri nonni. I libri di storia dimenticano le storie di famiglia. A Berlino nessuno osa dire che Hitler compì anche cose buone. Da noi qualcuno elenca ancora quel che realizzò Mussolini. Ma i bilanci si fanno alla fine della partita. Adolf e Benito lasciarono Germania e Italia in rovina dopo la guerra. Una foto del Duce non è un omaggio, può essere un monito. Il passato non si censura, qualcuno potrebbe insinuare a torto che ne abbiamo paura.