La cauzione per gli scalatori della domenica

Rita

Bartolomei

Una cauzione sulla vita (o sulla morte). Quindicimila euro per scalare il monte Bianco e pagare in anticipo i soccorsi e se va male il funerale. Jean-Marc Peillex, sindaco di Saint-Gervais (Francia), ha appena firmato un’ordinanza choc dedicata a quelli che definisce "decine di pseudo alpinisti", "pazzi", pronti a giocare "alla roulette russa". Sintesi senza fronzoli: "Vogliono salire sul Monte Bianco con la morte nello zaino? Allora anticipino i costi di soccorsi e sepoltura".

La provocazione, chiamiamola così, a un mese dalla strage sulla Marmolada, 11 morti – anche guide alpine – nell’estate del caldo record e dei ghiacciai che si sciolgono. Da allora zone rosse, raccomandazioni, divieti un po’ ovunque. E, nonostante tutto, persone che partono.

Nei giorni della Marmolada era stato per primo il presidente del Veneto Luca Zaia a ipotizzare: dovremo ripensare le regole. I geologi avevano chiesto: è ora che le alte temperature in quota entrino nell’allerta meteo (oggi non è così). Tema delicato. Tocca le libertà personali. La libertà di movimento. Nel frattempo le guide alpine hanno dato un segnale forte, stop alle escursioni guidate. Persino un campione delle vette come Marco Confortola ha rinunciato al suo tredicesimo ottomila con una lettera al presidente della Lombardia Fontana. "Prima di tutto la sicurezza, la vita (...). La montagna va vissuta in sicurezza e con tanto buon senso, inutile sfidare la montagna e morire (...). Un guerriero che torna vivo da una battaglia è buono per tornare a combattere". Il sindaco del Monte Bianco sottoscriverebbe subito. Non sappiamo se la sua ordinanza sarà copiata da qualcun altro. Però è inevitabile pensare che dovremo darci nuovi traguardi. O forse sarebbe più giusto dire che dovremo tornare a quelli di un tempo. Quando, ragiona un ambientalista che è stato forestale per una vita, "alle due del pomeriggio gli alpinisti erano al sicuro, a tavola in un rifugio".