Martedì 23 Aprile 2024

La Cassazione rigetta il ricorso Cospito resta al carcere duro "Morirò, ma la lotta continuerà"

La decisione della Suprema corte dopo un’intera giornata di camera di consiglio. La rabbia degli anarchici in piazza. E lui fa sapere: "Ora smetterò di assumere integratori"

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di Giovanni Rossi

"Assassini, assassini!" Il roteare dell’elicottero che volteggia sul Palazzaccio non cancella le grida degli anarchici che dalla mattina presidiano piazza Cavour tra slogan e striscioni. Alfredo Cospito, il militante insurrezionalista in sciopero della fame da quasi quattro mesi, deve restare al 41 bis. Dopo una giornata intera di camera di consiglio, la prima sezione penale della Cassazione percorre la via più impervia, mantenendo il provvedimento di massima restrizione penitenziaria nonostante il parere opposto del procuratore generale Piero Gaeta. Sono le 18.35 quando arriva il verdetto che respinge il ricorso della difesa, e subito l’atmosfera si surriscalda. L’anteprima di quanto potrebbe succedere in tutta Italia a partire da oggi. La rabbia degli anarchici è al culmine. Attaccano i giudici e lo Stato: "Saranno responsabili di tutto quello che succederà", è la promessa di piazza prima dello scioglimento del presidio.

Cospito, attualmente detenuto nel reparto penitenziario dell’ospedale San Paolo di Milano, perde così un altro round, dopo la decisione del Tribunale di sorveglianza di Roma di confermare il regime di 41 bis per altri quattro anni (per impedirgli "di contribuire ad identificare obiettivi strategici e a stimolare azioni dirette di attacco alle istituzioni"), e il rifiuto del Guardasigilli Carlo Nordio di accogliere il ricorso della difesa per via amministrativa. Quella della Cassazione "è una condanna a morte", è la prima reazione dell’avvocato Flavio Rossi Albertini. E dagli ambienti ospedalieri trapela la prima reazione di Cospito, ormai convinto di morire "presto", ma con un desiderio: "Spero che qualcuno dopo di me continuerà la lotta".

In attesa delle motivazioni della sentenza, il sentimento della difesa è di sconforto. La posizione del pg era favorevole a un riesame del caso in Sorveglianza, in ragione della "carenza di fattualità in ordine ai momenti di collegamento" tra il condannato e le cellule anarchiche fuori dal carcere. "La verifica su tale punto essenziale – secondo il pg – non traspare nelle motivazioni del provvedimento", ma è "necessaria" e non può essere "desumibile interamente e unicamente né dal ruolo apicale né dall’essere egli divenuto ‘punto di riferimento’ dell’anarchismo".

Per la difesa c’erano appigli evidenti perché i giudici annullassero – senza rinvio – il provvedimento impugnato. "Leggendo i pareri favorevoli della Dna, della Dda e del Dap inviati al Ministro avevamo capito che la decisione ministeriale fosse stata politica e non giuridica. Dopo la lettura della requisitoria del pg Gaeta pensavamo che il diritto potesse tornare ad illuminare questa buia vicenda. Ci sbagliavamo". "Prendiamo atto della decisione di competenza esclusiva della magistratura nella sua piena autonomia e indipendenza", è invece il commento di Nordio. Ora, per lasciare il 41 bis e interrompere lo sciopero della fame dopo aver già perso 50 chili passando da 120 a 70, a Cospito resta una sola chance: il reclamo contro il no del Guardasigilli già presentato da Rossi Albertini in Sorveglianza.

Amnesty International Italia esplicita la sua preoccupazione. È infatti probabile che l’esponente del Fai – che oggi sarà visitato dal medico di fiducia – rinunci subito agli integratori al potassio assunti per arrivare vivo e vigile alla sentenza e riprenda lo sciopero duro: tre litri d’acqua con un po’ di sale e zucchero, ma gravi rischi di fibrillazione cardiaca o edema cerebrale. Le Dat consegnate escludono ogni trattamento forzato, e la stessa Commissione nazionale di bioetica, interpellata sul caso dal ministero della Giustizia, ha rinviato proprio ieri la sua risposta. "Siamo di fronte a un verdetto iniquo", commenta l’ex senatore dem Luigi Manconi, alla guida dell’onlus A buon diritto. Ma ormai il tempo stringe e, secondo Manconi, "la situazione che la classe di governo ha voluto portare alle estreme conseguenze anche attraverso la costruzione di un nemico – il cosiddetto pericolo anarchico", ora rischia di precipitare.