Mercoledì 17 Aprile 2024

La casa della carica dei 101? Costa 10 milioni

In vendita la magione di Londra divenuta famosa per il film. Ispirò la scrittrice Dodie Smith che ci passeggiava davanti con i suoi dalmata

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Le case dell’infanzia non si lasciano mai. Continuano ad abitare dentro di noi con la forza dei ricordi anarchici: dettagli esagerati, proporzioni sballate. Bisogna essere coraggiosi per tornare nelle stanze in cui si è stati bambini. E prudenti. Come quando alla fine delle vacanze si esitava sul pianerottolo cercando quell’odore inconfondibile, in bilico fra eccitazione e spavento. Succede anche con le case in cui si è stati bambini al cinema, una in particolare, piantata nella memoria dei piccoli di ieri e di oggi. Si tratta di un palazzotto rosa in cui siamo stati risucchiati da un cartone animato, dunque pura immaginazione, ma talmente vero da essere messo in vendita in questi giorni a 8,95 milioni di sterline, quasi 10 milioni di euro. Astenersi perditempo.

E’ la magione a Primrose Hill della Carica dei 101, dalla quale la scrittrice Dodie Smith prese l’ispirazione passeggiandoci davanti ogni giorno con i suoi 9 dalmata. Prima venne il libro, poi nel 1961 il lungometraggio della Disney che ha fatto sognare molte generazioni. Un cult per i cinofili cinefili. I londinesi la chiamano Pink House, l’agenzia immobiliare Beauchamp Estates loda Albert Terrace, a nord di Londra, come una delle strade più pittoresche della nazione: librerie eclettiche, boutique di lusso, atmosfera da villaggio. Ma può interessare a quei bambini là tutto questo? Nella fantasia che prezzo può avere un villone di 450 metri quadrati con 8 camere da letto, uno studio, quattro bagni, due giardini e un terrazzo sul tetto? Irrisorio. A renderlo prezioso è il fatto che là vivranno per sempre Anita e Rudy, coppia sulla linea di galleggiamento della middle class alla quale nessuno ha mai chiesto come potesse permettersi tanto lusso. E con loro Pongo e Peggy, genitori di quindici cuccioli, per un totale di 3308 macchie che qualcuno, nell’eccesso dell’adorazione, ha veramente contato. In quella planimetria ripresa a matita dove la governante Nilla si improvvisava ostetrica resiste la magia di un’avventura che ha fatto la fortuna degli allevamenti di Dalmata in tutto il mondo. E che per la prima volta ci ha messi di fronte a due caposaldi dell’esistenza: il male esiste e può essere sconfitto, ma diventa sempre il protagonista della storia.

Nel film diretto da Wolfgang Reitherman, Hamilton Luske e Clyde Geronimi il suo nome è Crudelia De Mon, allusivo gioco di parole già nell’originale (Cruella De Vil), che immeritatamente si piazza solo al 39° posto della cattive al cinema. È in quella casa rosa che abbiamo perso l’innocenza quando l’abbiamo vista fendere l’aria con i suoi zigomi appuntiti e il bocchino verde. Ci siamo stretti a un adulto, da adulti abbiamo stretto una piccola mano mentre l’ereditiera annoiata agitava i capelli metà bianchi e metà neri. Voleva trasformare i cuccioli in pellicce: da non dormirci per settimane. Aveva assoldato per il rapimento i due vagabondi Gaspare e Orazio. E per l’uccisione Skortikon. Ma poi tutto si concludeva in gloria grazie al Colonnello, al gatto Tibs, alla sequenza indimenticabile del telegrafo canino. Dieci milioni di euro, anche al netto dei ripensamenti successivi, sono persino pochi.

 

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