Martedì 16 Aprile 2024

La capitale del Buthan? In un clic Così Google ci ha cambiato la vita

Nel 1997 in un garage Page e Brin crearono il motore di ricerca. Le risposte alle domande più improbabili

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Da sinistra, Larry Page e Sergey Brin, i fondatori di Google, nel garage dell’amica.

di Viviana Ponchia

Una vita senza ricerca non è degna di essere vissuta, diceva Socrate. Ieri Google ha compiuto 25 anni e forse non ha reso più degna la nostra vita, ma di sicuro è riuscito a cambiarla. Thimphu, capitale del Buthan, non è una certezza che ci portiamo sempre dietro. E nemmeno l’elenco delle farmacie di turno la domenica, l’orario del cinema, il prossimo turno di campionato. Pezzo su pezzo, dalla ricetta della crema di zucca all’elenco dei presidenti della Repubblica, il mondo è lì a portata di clic, dentro al sito Internet più visitato al mondo, detentore dal 1998 del record di pagine indicizzate (per questo il secondo compleanno cade il 27 settembre).

Le abitudini ci rendono pigri e immemori. Come facevamo prima che Larry Page e Sergey Brin fondassero la società immersa nella vastità del web? Google è l’enciclopedia in movimento che ci avrebbe resi campioni di cialtroneria davanti a Rischiatutto, il suggeritore che ci fa fare bella e immeritata figura davanti alle caselle delle parole crociate senza schema. Un vigile, un medico.

Dicono che il primo gesto consapevole al mattino sia accendere il cellulare. Il secondo è andare su Google per controllare il meteo e l’oroscopo. Bisogna verificare la data di nascita di Totti, casomai fosse colpa delle stelle. Rispolverare il testo di Genova per noi. Trovare un idraulico, un numero, un amico. Tutto, c’è tutto. La spiegazione della pelle di porcellana delle giapponesi, la prossima perturbazione, un allevamento di Golden retriever. E la ragione vacilla. Davvero: come facevamo prima? Sfogliavamo libroni, il Tuttostrada e andava bene così, dentro un’ignoranza equamente distribuita e accettata, rassicurante come tutti i limiti.

Arrivò il 1997 e il mondo non fu più lo stesso. Google che? Page e Brin dicono che nelle loro belle teste avevano la parola "googol" inventata dal matematico statunitense Edward Kasner nel 1938 per indicare un numero mostruosamente grande, un 1 seguito da cento zeri. Forse non avevano ancora preso la mano con il loro giocattolo, forse non verificarono e fu un attimo scivolare sullo spelling di termini con la medesima pronuncia. L’istigatore fu Page, all’epoca del dottorando a Stanford: voleva collegare matematicamente le singole pagine web per consentire all’utente di ricavare informazioni percorrendo la ricerca a ritroso (pensate solo alle citazioni dell’editoria accademica). Con la complicità successiva di Brin lo fecero sembrare un gioco da ragazzi e nel nuovo millennio arrivarono AdWords con i servizi pubblicitari, il "forse cercavi" per quelli che nonostante tutto sbagliano l’ortografia, Google Immagini, le mappe il traduttore, la ricerca vocale e quella tramite fotocamera.

Arrivarono inesorabilmente anche le multe, impossibili da contare. L’ultima, di qualche giorno fa, è del Tribunale Ue per certi escamotage utilizzati nel 2015 in modo da consolidare la propria posizione dominante. Una sanzione mostruosa da 4,125 miliardi di euro, la più esorbitante mai inflitta da un’autorità europea della concorrenza. La società parla di una causa "speculativa e opportunistica". E noi, per tutto quello che ha fatto, per come ci ha consentito di mettere in scacco Bartezzaghi, le vogliamo bene lo stesso.