Giovedì 18 Aprile 2024

La Calabria è senza pace Arrestato il re del voto

Ai domiciliari il presidente del Consiglio regionale Tallini (Forza Italia). La procura: "Aiutò una cosca a espandere gli affari nel ramo della sanità"

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di Elena G. Polidori

Calabria senza pace. Nella regione orfana di Jole Santelli e dove sono stati bruciati tre commissari alla Sanità, ieri è finito agli arresti domiciliari Domenico Tallini, presidente del Consiglio regionale. La procura della Repubblica di Catanzaro ha chiesto – e ottenuto – 19 ordinanze di custodia cautelare, una delle quali a carico di Tallini. Sono stati arrestati esponenti della cosca della ndrangheta Grande Aracri (operazione ’Farmabusiness’). Sessantotto anni, forzista, Tallini vanta una militanza iniziata 50 anni fa nelle file delle organizzazioni giovanili del Msi e proseguita sempre nella destra, dopo una parentesi centrista dell’Udeur, che lo ha portato dal consiglio comunale di Catanzaro alla Regione, come assessore e poi presidente d’assemblea. Tallini è accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e scambio di voti.

Avrebbe favorito la costituzione e la crescita di due aziende controllate dai Grande Aracri, il Consorzio Farma Italia e la società Farmaeko srl, attive nella distribuzione all’ingrosso di prodotti medicinali a farmacie e parafarmacie amiche (20 in Calabria, 2 in Puglia e 1 in Emilia Romagna). La cosca Grande Aracri avrebbe utilizzato le strutture come paravento legale per riciclare capitali illeciti, ma anche per truffare il Ssn comprando a prezzi di mercato farmaci da esportare a prezzi maggiorati. Tallini avrebbe dato un contributo "concreto", consapevole degli affari della cosca, sostengono gli inquirenti, agevolando le autorizzazioni necessarie e adoperandosi anche per l’acquisto del capannone usato da deposito dei farmaci. In cambio, avrebbe ricavato sostegno elettorale e l’assunzione del figlio.

Grazie ai Grande Aracri, Tallini avrebbe consolidato il suo status di signore delle preferenze (4 legislature in Regione) e malgrado la bocciatura della commissione parlamentare antimafia alla vigilia dell’ultimo voto. Un summit intercettato dai carabinieri in casa del boss Nicolino Grande Aracri avrebbe fatto emergere il suo ruolo di sponda, che il procuratore capo di Catanzaro, Nicola Gratteri, ha definito "’ndrangheta di serie A". A proposito del commissario alla Sanità, che manca da giorni, ieri il premier Conte ha assicurato che oggi sarà designato. Avanza la candidatura di Federico Maurizio D’Andrea: 61 anni, calabrese, ex colonnello Gdf, due lauree, già collaboratore del pool Mani Pulite e ora consulente del sindaco di Milano Sala. Ma c’è chi sostiene che i conti economici della Regione (225 milioni di disavanzo) suggeriscano un uomo del Mef. Calabria senza pace, infine, per la bufera scatenata dalle parole del presidente della Commissione Antimafia, Nicola Morra (M5S): i calabresi, ha detto, hanno sbagliato a votare la Santelli dato come fosse "noto a tutti che era una malata oncologica". "Parole vomitevoli", per Matteo Salvini. Ma tutto il centrodestra, da Fd’I a FI, ha invocato le dimissioni di Morra. Mariastella Gelmini: "Lasci o blocchiamo i lavori dell’Antimafia". In serata, Morra si è difeso: "Mie parole mal interpretate ma mi attaccano solo per oscurare il caso Tallini".