Mercoledì 24 Aprile 2024

La cagnara social e l’illusione di democrazia

Quando l'ego trionfa

L'editoriale di Agnese Pini

L'editoriale di Agnese Pini

Parliamo di politica, di elezioni e di social network. È necessario farlo, dato che quel misto di ansia, isteria, litigiosità, edonismo verbale montante di cui molti dei nostri leader di partito ci regalano quotidiane e plurime perle - equamente spalmate da Instagram a Twitter - pone una domanda obbligata: perché?

Me lo sono chiesta assistendo alla cinguettante rissa (in rigorosi 280 caratteri) andata in scena per tutto il venerdì - su Twitter - tra Calenda e calendiani vari, Pd e sinistra assortita. Dunque: perché? A chi giova la cagnara social in cui si finisce per dare il peggio di sé? Che i like non siano voti non è una novità, e non c’è da stupirsene. Nel 2019 uno studio dell’Istituto Piepoli mostrava come il 62% degli italiani bocciasse la comunicazione dei politici sul web. Il punto è questo: per molto tempo si è creduto - lo hanno creduto i cittadini e lo hanno creduto i partiti - che i social servissero ad avvicinare elettori e politica. Servissero, insomma, a fare del mondo digitale un laboratorio di democrazia 2.0 (ricordate i vagheggiamenti sulla democrazia diretta di grillina memoria?). Vero, ma non del tutto. Perché alla fine abbiamo capito - e lo abbiamo capito grazie a chi dei social ha iniziato a farne un abuso a volte isterico - che la comunicazione selvaggia non è democrazia, e non va confusa con l’informazione.

Urlare da un balcone non è diverso da urlare su un social network, presuppone lo stesso principio: che non serva intermediazione tra potere e popolo. Se oggi i giornali (che alcuni politici pretendevano defunti) hanno un senso, lo hanno perché restano l’unico argine (spesso imperfetto, per carità) contro un equivoco: e cioè che in una democrazia la comunicazione tra il politico e il suo popolo potesse fare a meno dell’informazione.

E allora, per tornare alla domanda iniziale, a chi giova litigare sui social? Perché tutta questa incontinenza comunicativa? L’unica risposta che mi viene in mente (illusione di like e di vicinanza agli elettori a parte), torna sempre a una mera questione di ego. Per chi ne ha tanto, e se si fa politica è difficile averne poco, provate voi a contenerlo in 280 caratteri... Rischia di esplodere Twitter.