SIMONE ARMINIO
Cronaca

La Cagliari di Montecristo: "Quartieri dal lato oscuro come a Lisbona e Genova. Presi d’assalto dai turisti"

Piergiorgio Pulixi, 41 anni, con due serie diverse ha raccontato la sua città "C’è il mare e ci sono i palazzoni di cemento perfetti per ambientare un delitto" .

Piergiorgio Pulixi, 41 anni, giallista. Si dice che, dopo ogni suo libro, torme di lettori invadano la Sardegna alla ricerca delle zone che descrive. Sarà mica vero?

"(ride,ndr). Sì, lo confesso".

Lei ne è felice o imbarazzato?

"Sono emozionato e riconoscente. Succede soprattutto con i francesi e con i tedeschi, perché per un qualche imperscrutabile motivo alcuni miei gialli sono andati benissimo da quelle parti".

È anche una bella responsabilità.

"È il motivo per cui, da un certo punto in poi, ho cercato di variare molto le ambientazioni e di uscire dai terreni troppo battuti per descrivere una Sardegna poco turistica e più autentica".

Incredibile vedere turisti andare in giro per l’isola con un giallo al posto di una guida. In fondo è un libro che parla di morti ammazzati.

"Beh, l’ambiente descritto non deve essere necessariamente cupo, anche se di mezzo c’è un omicidio".

Si spieghi.

"Il mio ultimo libro, Stella di mare, edito da Rizzoli, è ambientato a Sant’Elia, un quartiere molto complicato di Cagliari. Il romanzo in più è un noir, ragion per cui le atmosfere devono essere cupe, tese. Racconto di un omicidio avvenuto in una periferia considerata degradata. Il meccanismo in questo caso è analizzare il motivo per cui un dato fatto di cronaca ha messo radici in un territorio specifico, cosa lo ha nutrito e generato".

Voglia di turismo, qui, se ne vede ben poca...

"E invece l’intento resta, perché Sant’Elia è anche un posto straordinario. Nasce come quartiere di pescatori, è una borgata marinara che si affaccia sul mare, un luogo a doppia anima, tra il purgatorio dei suoi anonimi palazzoni di cemento e il paradiso del mare su cui si affaccia".

La libreria dei gatti neri, il libro precedente, scritto per Marsilio, è già un’altra Cagliari.

"È un classico giallo deduttivo, e per antonomasia in quei casi l’ambientazione è placida, bella, luminosa. Serve da contrasto al male e al dolore che si racconta".

Il quartiere?

"Stampace. Uno dei quattro quartieri storici del centro di Cagliari, a due passi da piazza Yenne. Un paradiso di viuzze strette, in bilico tra Genova e Lisbona".

Un luogo però non proprio ideale per aprirci una libreria. Di soli libri gialli poi.

"Quello è un dispetto che ho fatto a Marzio Montecristo".

Il personaggio. Un irresistibile librario iracondo, che tratta male i clienti e odia tutti.

"Appunto! Ma come ti viene in mente di aprire una libreria, intanto, col carattere che hai. E poi indebitandoti fino al collo! E poi, non pago, fai una libreria di soli gialli, è un piano kamikaze... Glielo aveva sconsigliato il suo commercialista, e io sono d’accordo con lui".

Devo ricordarle che il personaggio lo ha inventato lei.

"Certo, ma non vuol dire che approvi le sue scelte".

Giusto. In ogni caso spezziamo una lancia nei confronti di Montecristo: adora Cagliari, no?

"Ne è innamorato perso. Ma come tutti gli innamorati, appunto, ne è gelosissimo. Infatti odia i turisti. Ecco, lui nella vita vera non sarebbe un buon tour operator. Anzi: farebbe di tutto per far scappare i turisti, inventerebbe frottole per scacciarli, come fa con i clienti che sbagliano i nomi degli autori o non cercano un libro di cui non ricordano nulla tranne che ’ne ha parlaro la tv l’altro giorno’...".

Chi sarebbe una buona guida turistica, allora, tra i suoi personaggi?

"Di sicuro l’ispettrice Mara Rais, protagonista della serie del criminologo Vito Strega, e anche dell’ultimo lilbro, Stella di mare. Lei poi è una cagliaritana verace, che non disdegna il turpiloquio. Nel corso dei romanzi ha fatto da guida a dei colleghi milanesi e ha raccontato luci e ombre di molti quartieri. Sì, lei è perfetta".

Del libraio Montecristo, però, non si può dire che non sappia descrivere e suggerire vini e cibi tipici.

"Vero il giusto, perché in realtà, se ricorda, nel libro sono altri personaggi a portare cibi e vivande. Lui, sì, li sa apprezzare...".

Un territorio si descrive anche da quello che si beve o si mangia?

"L’enogastronomia è la grande lezione di Camilleri, ed è diventata ormai una costante nei gialli italiani. Una cosa bellissima, visto che il cibo è una delle espressioni più autentiche dell’anima di un territorio, uno degli aspetti più importanti del genius loci. E poi andare a tavola con i personaggi fa capire molto più del loro carattere di mille discorsi. Per il lettore, infine, è un’esperienza immersiva: sei lì a leggere, e nel frattempo sente gli odori, i sapori e si gode il paesaggio".

L’intervista è finita.

"Bene".

Ora scusi, parla il lettore.

"Dica".

Marzio Montecristo e la sua libreria dei gatti neri: li rivedremo ancora?

"(ride, ndr). Ma sì, lui e il suo gruppetto di squinternati lettori-investigatori hanno divertito molto anche me. Perciò penso proprio che li ritroveremo".