Mercoledì 24 Aprile 2024

La Brexit torna a dividere la Manica Parigi e Londra giocano alla guerra

Scontro sulla pesca intorno all’isola di Jersey. Cinquanta barche francesi contro le restrizioni inglesi. Alta tensione tra i due Paesi. Johnson invia due navi da guerra, la Francia risponde con le motovedette

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di Giovanni Serafini

"È una nuova Trafalgar", titolano i giornali britannici ricordando la battaglia navale che nel 1805 annientò il progetto napoleonico d’invadere l’Inghilterra. Un’esagerazione. Ma è vero che nelle acque della Manica spazzate dalle raffiche di vento si respira un clima bellico. Due navi da guerra inglesi, la HMS Severn e la HMS Tamar, sorvegliano il “nemico” dall’alto della loro mole (78 metri): le ha mandate Boris Johnson per disperdere i pescherecci francesi, una cinquantina, che ieri mattina bloccavano il porto di Saint-Hélier nell’isola di Jersey. Parigi ha risposto dirottando in quel tratto di mare, "a titolo di precauzione", due guardacoste della Gendarmeria marittima, l’Athos e il Themis.

È una giornata piena di tensione, la “guerra per la pesca”, il primo incidente di rilievo della Brexit. Esasperati per le restrizioni di accesso imposte dalle autorità britanniche, i pescatori normanni e bretoni chiedono al governo francese e all’Ue d’intervenire con urgenza. "Siamo alla fame. Ho speso due milioni di euro per comprare questa barca e adesso m’impediscono di buttare le reti a due passi dalla costa del mio paese! Ho un mutuo da rimborsare e dei salari da pagare, non posso andare avanti in questo modo", si sfoga Cédric Delacour, padrone del “Manola”. Per tutta la mattinata i pescatori francesi hanno lanciato fumogeni e intonato cori a squarciagola contro gli inglesi. Una barca inglese al largo dell’isola è stata speronata da un peschereccio francese. Poi, a metà pomeriggio, dopo un incontro fra i loro leader e le autorità inglesi di Jersey a bordo del peschereccio “Norman Le Broc”, hanno levato le ancore. "Adesso deve entrare in gioco la politica. Spetta ai ministri mettersi d’accordo, noi non possiamo fare più niente", ha dichiarato il loro portavoce Ludovic Lazaro.

Ieri il ministro francese del Mare, Annick Girardin, ha ribadito l’appello alla Gran Bretagna di rinunciare alle limitazioni della pesca nelle acque di Jersey, "misure che non sono state negoziate e che risultano contrarie all’accordo sulla Brexit in vigore dal 1° gennaio scorso". La Francia – ha aggiunto – è pronta a ricorrere a "misure di ritorsioni" bloccando per esempio la fornitura di elettricità all’isola di Jersey, effettuata da un cavo sottomarino che parte dal territorio francese. Le autorità inglesi rispondono che i pescatori francesi non possono pretendere di continuare a pescare senza limiti nelle “loro” acque.

Ed è qui il cuore del problema: Jersey, Guernesey e altre isole più piccole del Canale della Manica sono francesi dal punto di vista geografico (appena 22 km dalla Normandia contro i 130 dalla Gran Bretagna) ma inglesi dal punto di vista culturale, politico ed economico. Qui si parla inglese, è in vigore la sterlina, si guida a sinistra, ci si arricchisce con i paradisi fiscali… E si pesca: moltissimo. In questo tratto di transizione fra Oceano Atlantico e Mare del Nord ci sono le acque più ricche di pesce pregiato, astici, aragoste, sogliole, merluzzi. A chi appartengono? Chi ha diritto di pescarli, e quando? Difficile dirlo per una fauna marina in perenne movimento. Prendiamo l’esempio delle aringhe: nascono lungo le coste danesi e olandesi, un anno dopo si trasferiscono a nord verso la Scozia, quindi tornano a sud per depositare le uova…