Martedì 16 Aprile 2024

La Brexit blocca i lavoratori Ue, caos a Londra

Fermi gli approvvigionamenti Oltremanica, espulsi molti camionisti senza visto: lunghe file per la benzina e nei supermercati

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Le code degli automobilisti per fare rifornimento nei dintori di Londra

di Deborah Bonetti

A meno di un anno dalla Brexit, la Gran Bretagna è in piena crisi nel settore trasporti. Manca la benzina, mancano i rifornimenti nei supermercati e si profila un autunno difficile e un Natale incerto se la situazione non dovesse migliorare. Sono quindi servite a poco le rassicurazioni del ministro dei trasporti Grant Schapps, che ieri mattina ha definito la crisi "costruita" e ha sottolineato che il Paese ha "tutta la benzina che vuole, non bisogna cedere al panico".

Non lo ha ascoltato nessuno. Soprattutto a Londra, ma anche nel resto del Paese, la gente è corsa ai distributori di benzina ed è rimasta in coda per ore, causando enormi ingorghi e persino un incidente con un’autoambulanza, pur di fare rifornimento. Nel caos generale, gli inglesi che sono tanto abituati a fare le code, si sono visti saltare davanti persino dalle macchine della polizia, che sono corse ad approvvigionarsi per prime per non rischiare di restare a piedi.

Il problema principale è che non ci sono abbastanza autotrasportatori per distribuire la benzina e la situazione ha creato l’allarme alle pompe. Con la Brexit, la maggioranza dei camionisti europei non ha più diritto di lavorare in Gran Bretagna e quindi non c’è più nessuno in grado di trasportare i rifornimenti di diesel e benzina in giro ai distributori. La situazione è identica per la merce nei supermercati, per poi non parlare di altri settori colpiti, come il servizio sanitario nazionale, il settore agricolo, l’ospitalità, la ristorazione etc.

Avvisati da mesi della situazione pericolante, secondo il governo la soluzione era semplice: offrire stipendi migliori per incentivare gli inglesi a rimettersi al volante. Dopo mesi però, e nonostante i notevoli incentivi economici (stipendi da 58mila euro all’anno, cifre da capogiro) la situazione è rimasta uguale. La ministra degli Interni, Priti Patel, e il segretario di Stato per gli Affari economici, Kwasi Kwarteng, si sono rifiutati per mesi persino di considerare la possibilità di rilassare le regole dei visti lavorativi per immigrati, lasciando che il Paese entrasse in crisi. Fino a venerdì, quando Boris Johnson, appena tornato dai suoi 4 giorni a New York, ha preso la situazione in mano e ha annunciato 5mila visti lavorativi temporanei per autotrasportatori europei.

Peccato che questo lascia come minimo un vuoto di 100mila camionisti, come sottolineato dal portavoce della Road Haulage Association, Rod Mckenzie, e come ripetuto anche dal leader dei laburisti Keir Starmer. Schapps insiste che la situazione "è comune a tanti altri Paesi, e che la Brexit non c’entra", ma rimane il fatto che il Paese è in ginocchio, come avevano avvertito quelli del fronte Remain e urgono misure immediate.

Schapps ieri ha ammesso che ci potrebbero volere "anni" per riportare la situazione sotto controllo, quindi c’è chi dice che la riapertura delle frontiere verso "i migranti della Ue" potrebbe avvenire a breve, anche se solo per determinate categorie di lavoratori.