Venerdì 19 Aprile 2024

La bolla social non sempre ci azzecca

Marta

Ottaviani

Non sempre la profezia si auto avvera. Sembra una banalità, invece è uno degli aspetti più interessanti delle elezioni di Midterm, dove, per una volta tanto, il sentiment predominante sui social e sui media in genere è stato smentito in modo chiaro. Le cosiddette ‘bolle’ servono per capire quali siano gli umori dell’elettorato e agli elettori per informarsi. Una ricerca condotta da Pew Research nel 2020, ha evidenziato come il 20% dei democratici e dei repubblicani si aggiorni esclusivamente in base a quello che la sua bolla propone. Bolle mediatiche ne esistono a migliaia: gruppi su Facebook, forum dei partiti, stanze su Clubhouse, space su Twitter e chi più ne ha più ne metta. Si entra in determinate bolle per scelta, perché frequentate da opinion maker di cui ci si fida, perché rispecchiano le proprie inclinazioni politiche. Il rischio più grosso che si corre in questi casi, è pensare che la propria bolla corrisponda al mondo reale. La conseguenza è una delusione quando le nostre aspettative non vengono rispettate. Ebbene, questa volta è successo il contrario. Il sistema media e la stessa base democratica erano convinti di dover assistere a una disfatta clamorosa e invece, se non è successo il contrario, i democratici possono essere ampiamente soddisfatti per questi risultati, che arrivano in un momento di congiuntura economica e situazione internazionale nevralgici. Ed è una gran bella notizia, non per il risultato in sé, ma perché dimostra come l’opinione pubblica possa ancora essere indipendente da quello che viene diffuso sui social. Soprattutto se si conta che quest’ultimi sono diventati sempre di più uno spazio per cercare di influenzare i flussi elettorali, anche attraverso la creazione di bolle e la veicolazione di fakenews al loro interno. Le Midterm ci hanno dimostrato che si può arginare anche l’effetto della infowar tanto amata dalla Russia.