La battaglia di ’IoCambio’ "Ora un presidente eletto"

L’attivista Chiussi Curzi: "Presto una raccolta firme. La parola ai cittadini"

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Sta montando l’onda di “IoCambio“, associazione senza scopo di lucro messa in piedi da un gruppo di professionisti anche piuttosto diversi tra di loro. Nessun partito è coinvolto, non c’è nessuna missione eterodiretta da portare a termine. Anzi, c’è un comandamento chiaro: promuovere delle riforme istituzionali necessarie affinché l’Italia possa essere stabile e governabile. Esperti della comunicazione, capitani d’azienda, accademici di lungo corso e giovani ricercatori, il mix è ambizioso e a spiegarci cos’è e come potrebbe crescere ancora “IoCambio“ (indirizzo web: iocambio.it) è Ludovica Chiussi Curzi, ricercatrice e docente di Diritto Internazionale. "Sul web siamo già molto attivi – spiega Chiussi Curzi –. Abbiamo adesioni in aumento e fisseremo una serie di eventi".

Il vostro principale obiettivo?

"Dare la parola ai cittadini. Perché siano effettivamente loro a esprimersi su una proposta che noi riteniamo fondamentale: il cambio di forma di governo in semipresidenzialismo".

Come se fosse un referendum per scegliere tra monarchia e repubblica?

"Esattamente. A breve partirà una raccolta di firme per una legge di iniziativa popolare, per istituire un referendum preventivo e consultivo sulle riforme costituzionali. Altrimenti i partiti inizieranno a litigare e come sempre non si farà nessuna riforma".

Perché il semipresidenzialismo?

"Nel modello alla francese il presidente della Repubblica, eletto a suffragio universale dai cittadini, guida il governo. Quindi ha una funzione di indirizzo politico. Così i cittadini potranno finalmente scegliere. Di fianco ci sarà un primo ministro".

Che cosa vi fa pensare che una forma di governo così possa funzionare anche in Italia?

"Le elezioni regionali e l’elezione diretta del sindaco seguono la stessa ratio. È un modello che funziona perfettamente, nulla di nuovo, la nostra idea di movimento è chiara: contribuire a un dibattito il più possibile aperto, libero da strumentalizzazioni di partito".

Quindi siete apartitici?

"Sì, le persone devono sentirsi libere di partecipare senza condizionamenti di alcuni tipo. Non ci sono politici come promotori, ma tanta società civile. Da Nicola Drago, ad di De Agostini publishing, passando per il docente di Diritto Pubblico e costituzionalista Giovanni Guzzetta, fino all’imprenditore Marco Franciosa e altri".

Quante firme intendete raccogliere?

"Più di quante ne servirebbero: 1 milione per dare un segnale. La proposta deve partire dal basso. Finora il limite delle riforme istituzionali è stato questo: sempre calate dall’alto".

I cittadini al referendum potranno firmare anche online per la legge popolare che istituisce il referendum?

"Sì, autenticandosi con lo Spid".

Da una parte Giorgia Meloni con il presidenzialismo, dall’altra la Lega con l’Autonomia differenziata. Come pensate di fare breccia in questa fase politica in cui il cambio di forma di governo è al centro del dibattito?

"Saremo neutrali rispetto ai dibattiti in corso e perché proponiamo un referendum preventivo che faccia esprimere milioni di italiani sul tema. Chi può dirsi contrario a dare la parola al popolo? Nelle prossime settimane presenteremo il progetto di legge in Cassazione e inizieremo a raccogliere le firme".

Paolo Rosato