L’utima barcaiola del Po sotto sfratto "È casa mia, lasciatemi morire qui"

Il Comune di Torino mette a bando l’alloggio-ristorante dove abita la signora Graziella Perosino. La richiesta è di 138mila euro di affitti arretrati. L’appello della figlia: "Fatela restare lì, è il suo ultimo desiderio"

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di Viviana Ponchia

L’ultima barcaiola del Po, la Venere del fiume, in una foto degli anni ’50 sorride a pelo d’acqua in costume da bagno inclinata sulla sua giovinezza. Per trovare Graziella Perosino in questo giorno di pioggia bisogna scampare a sette gradini scivolosi, entrare in una giungla salgariana e superare il posto di blocco del marito che recita la Divina Commedia sulla porta. La casa è una nave appoggiata sul fiume.

La darsena di una città senza mare. Qui i torinesi si sono rilassati, innamorati e ispirati per generazioni. Vento, neve, zanzare: sempre pieno dentro e fuori ad aspettare una birra, un piatto di acciughe. Come se potesse durare per sempre. Ora sui muri di viale Virgilio c’è un cartello sbiadito: "Morire a casa mia". E quel grido di aiuto che rimbalza fra i tigli e gli aceri del Valentino: "Salviamo l’imbarco Perosino".

Graziella, 81 anni, unica residente nel parco, è stata sfrattata dalla proprietà acquistata dai suoi genitori nel 1936 per 5mila lire con regolare rogito notarile. Nel 2023 il Comune di Torino metterà tutto a bando, alloggio e ristorante. La soluzione bonaria si allontana, se non si trovano subito 138mila euro per affitti arretrati. "Devo pagare l’affitto in casa mia?". Non capisce. Ci è nata, in queste stanze umide ha chiuso gli occhi a tante persone care. Il padre Alberto, maestro d’ascia, liquidò la falegnameria a San Salvario per costruire barche a remi. Poi venne la ristrutturazione ispirata all’architettura fluviale. La mandano via perché? E per andare dove?

Anna De Coster, la figlia scenografa che ha lasciato Los Angeles e un marito per guidare l’imbarco, sa che morirebbe. "Quando a febbraio 2020 ha saputo dello sfratto ha avuto 4 ischemie, fino all’ictus di qualche mese fa. Io e mio fratello abbiamo lanciato una raccolta fondi soltanto per rispettare il suo ultimo desiderio, passare qui il tempo che le resta". Su una mensola c’è il certificato che attesta: "La dottoressa Perosino possiede la capacità di ben sapere nuotare e guidare la barca".

Patente di barcaiola, l’ultima, tenuta a "soccorrere con sollecitudine persone in procinto di annegare". Ne hanno salvati tanti lei, la mamma e la nonna, tutte esperte di correnti e mulinelli. Per decenni i torinesi hanno avuto il pallino della gita sul fiume, andavano a ripescarli alle rapide della diga di piazza Vittorio". Come Coco Chanel, Graziella non scende dalle sue stanze prima di mezzogiorno, il locale stremato dal lockdown accende i motori anche se sembra novembre.

Madama Cristina, figlia del re di Francia, di notte scappava dal castello attraverso un passaggio sotterraneo e si eclissava in barca proprio sotto le sue finestre, dove fino al 1730 approdava anche la Peota reale di Carlo Emanuele III. Non conta niente la storia? Sotto questo pergolato la signora appoggiata a un bastone ha studiato per la laurea (matematica, fisica e astrofisica, poi uno dice fai il bagnino). E per anni ha accolto Gustavo Rol come uno di famiglia.

"Era la sua assistente – dice la figlia – Senza di lei non voleva più fare sedute". Il sensitivo metteva le ali alle carte da gioco e materializzava oggetti, anche il bottone napoleonico che Graziella ha fatto diventare un anello. Restano sentori di magia, i luoghi hanno una memoria che è pericoloso profanare.

Dalla sponda opposta il 25 aprile 1945 i fascisti ferirono Alberto Perosino con un colpo di flobert, c’è un’altra foto seppiata dove sta di spalle alle sue quaranta barchette prenotate da una domenica all’altra. E sempre sotto questo glicine l’ultima barcaiola consegnò il suo cuore a Gianni De Coster, pianista, alpino, spadaccino, cavallerizzo, poliglotta, industriale dolciario inventore della ghiaia di cioccolato che conosce a memoria i versi di mezza letteratura occidentale. La vide su un ritaglio di giornale, al posto della serenata recitò per lei Romeo e Giulietta di Shakespeare. A 82 anni è innamorato come il primo giorno. La aspetta per pranzo fumando sotto la barba bianca, elegante a parte il tocco selvaggio del cappello da gaucho. "L’amor che move il sole e l’altre stelle" è l’endecasillabo in regalo per chi chiede un caffè e non riconosce che questo è il Paradiso.